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Quei misteriosi segnali radio dallo spazio profondo che si ripetono ogni 16 giorni

I ricercatori del Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment hanno individuato un “fast radio burst” che si ripete su un ciclo regolare di 16 giorni. I “fast radio burst” sono fenomeni di origine sconosciuta, provenienti dallo spazio profondo, caratterizzati da un’altissima energia e dalla durata di pochi millisecondi. Questi particolari segnali sono tra i fenomeni “spaziali” più enigmatici e affascinanti che gli astrofisici stanno provando a comprendere. Il primo mai individuato, FRB 010724, fu scoperto solo nel 2007, quindi molto recentemente, analizzando dati raccolti nel 2001.

A scoprire e descrivere il misterioso “fast radio burst” è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati canadesi di vari atenei, che hanno collaborato con i colleghi dell’Università della Virginia Occidentale (USA), del National Radio Astronomy Observatory americano, dell’Università di Amsterdam e di moltissimi altri istituti. Lo hanno intercettato grazie al potente radiotelescopio interferometrico Hydrogen Intensity Mapping Experiment (CHIME), piazzato nel Dominion Radio Astrophysical Observatory (DRAO) della British Columbia, nel Canada occidentale.

Captandolo tra il 16 settembre 2018 e il 30 ottobre 2019 gli scienziati hanno scoperto la sua particolare sequenza: la fonte emette il segnale per quattro giorni consecutivi, circa una o due volte all’ora. Dopo si arresta per 12 giorni, per poi riprendere nuovamente a emettere il segnale con la stessa frequenza. Oltre alla peculiare periodicità di 16 giorni, gli astronomi guidati dal professor Amiri dell’Università della British Columbia ne hanno individuato l’origine; la porzione esterna di una galassia a spirale sita a 500 milioni di anni luce dalla Terra.

La periodicità è la caratteristica più interessante, poiché può aiutare gli scienziati a comprendere la natura di questi fenomeni. Un segnale di questo tipo potrebbe ad esempio scaturire dall’interazione tra una stella di neutroni e una stella calda e giovane. Oppure potrebbe scaturire da un grosso oggetto disturbato dalla vicinanza di un buco nero, responsabile dell’intermittenza del segnale. Ma si tratta di ipotesi. Solo continuando a captare e a studiare questi segnali i ricercatori riusciranno ad avere dati sufficienti per determinarne l’esatta natura. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sul portale ArXiv, in attesa della pubblicazione su una rivista scientifica specializzata.