MESSINA – “Papà aiutami! Il mio ex ragazzo è qui a casa, mi tiene ferma e mi impedisce di aprire la porta!”. Ha inviato questo messaggio nel cuore della notte al padre della povera Alessandra, spacciandosi per lei, usando un suo account, dopo avergli telefonato fingendosi preoccupato. Così l’uomo, che abita a Santa Teresa Riva, è corso a Messina, a Santa Lucia sopra Contesse, credendo di essere stato contattato dalla figlia.
Invece a scrivere quel messaggio era stato Cristian Ioppolo, il fidanzato omicida, che aveva tentato di scaricare così le colpe sull’ex di Alessandra.
Il sostituto procuratore Marco Accolla ha ricostruito cos’è accaduto la scorsa notte, quando il 26enne, dopo la fatale colluttazione, scrive al padre di Alessandra ed è lì ad aspettarlo quando lui arriva, dicendo che non riesce a contattare la ragazza. Poi c’è anche il fratello di lei, che abitava sotto, ma non sembra aver sentito forti rumori nella notte. Non riescono ad entrare perché la chiave è nella toppa dall’interno, prendono una scala, passano dalla finestra e lì trovano il corpo di Alessandra. Il padre, ovviamente, scoppia in lacrime, il giovane si allontana portando con sé il telefono della ragazza, non ancora ritrovato, e va a casa sua, a Camaro, dove si toglie i vestiti indossati e li lascia in una cesta. Sono stati trovati lì, ancora sporchi, e sequestrati.
Secondo una prima valutazione di massima da parte del medico legale, Alessandra è morta tra le 2 e le 4 di notte ma non è ancora chiaro per quanto tempo sia rimasta viva dopo la lite.
Il telefono è sparito ma viene ritrovata la cover e viene sentito anche l’ex ragazzo chiamato in causa, che tra l’altro aveva chiuso quella storia diversi anni fa. Gli investigatori capiscono subito che lui non c’entra niente e che, invece, ci sono gravi indizi nei confronti dell’attuale fidanzato.
“Gli elementi che convergevano verso la sua responsabilità erano tanti – ha spiegato il sostituto Accolla -, gli indizi erano man mano sempre più gravi perché si contraddiceva rispetto alla sua prima versione. Se n’è reso conto e ha deciso di raccontare i fatti”.