Guardando le immagini satellitari trasmesse dal Copernicus, il programma europeo per l’osservazione satellitare della Terra, è possibile osservare la formazione di “macchie oleose”, anche di una certa estensione, che con una certa frequenza, nel periodo estivo, si formano lungo la riviera ionica messinese.
Nelle ultime immagini, quelle realizzate fra il mese di luglio e i primi giorni di agosto, le fotografie scattate dal satellite, durante il suo passaggio sopra la Sicilia e il mar Ionio, hanno evidenziato come il fenomeno assuma una certa “consistenza” a ridosso della linea di costa, tanto da propagarsi per alcuni chilometri, seguendo l’andamento delle forti correnti di marea che dallo Stretto di Messina scivolano in direzione di Capo Taormina, raggiungendo spesso velocità ragguardevoli (in base al “gradiente di marea” fra Capo Peloro e Capo Taormina).
Sembra che queste “macchie oleose” si creino in determinati punti della riviera ionica, specialmente a ridosso dei centri abitati più popolosi, e in base alle correnti di mare (all’alternanza fra “scendente” e “montante”, in media ogni sei ore), si spostano lungo l’intero litorale della costa ionica, espandendosi per diversi chilometri, davanti la linea di costa, fino a raggiungere l’abitato di Sant’Alessio Siculo e l’omonimo Capo (dove la corrente spinge le masse d’acqua in fuori per l’azione “schermante” del promontorio).
Generalmente, in presenza delle tipiche brezze termiche, come quella del “grecalotto” (che esce dallo Stretto) o dello “scirocco” e del vento di “ostro” (che si origina sotto costa), questo tipo di “impurità” sono costrette a scorrere davanti la spiaggia, creando lunghissime strisce, dove l’acqua si presenta alquanto torbida, pure in presenza di mare calmi e nessun moto ondoso significativo.
Nei giorni in cui prevalgono i venti di “maestrale” o la classica componente estiva da “N-NW” (creata dalla particolare conformazione orografica dell’area) queste macchie invece tendono a disperdersi in mare aperto con grande rapidità, tanto che il mare si presenta limpido e pulito sull’intera fascia litoranea. Quello delle “macchie d’olio” in mare è un fenomeno ben conosciuto (non fa confuso con le “macchie d’olio” che accompagnano il cambio di corrente).
Oggi in tutto il mondo, tramite l’ausilio delle immagini satellitari, è possibile studiarlo e monitorarlo con una certa accuratezza. Nella maggior parte dei casi la formazione di queste “macchie oleose”, ben visibili pure dallo spazio, è originato dallo sversamento in mare di sostanze inquinamenti, come liquidi fognari non depurati correttamente che comportano elevati indici di inquinamento marino (elevata presenza di batteri fecali quali Escherichia Coli ed Enterococchi intestinali.).
In altri casi (ma non sembra essere quello dello Ionio) il fenomeno è legato anche a processi naturali, come la fioritura di “microalghe”, che avviene spesso, durante i lunghi periodi caldi, in bacini chiusi e con uno scarso ricambio d’acqua, come il medio-alto Adriatico o il mar Nero. Per togliere ogni tipo di dubbi e dare delle risposte “chiare” ai cittadini sarebbe opportuno avviare una campagna di monitoraggio sulla qualità del mare lungo l’intera costa ionica messinese, da Capo Alì fino a Capo Taormina, per capire da dove provengono questi sversamenti, in base alla corrente dominante in quel determinato orario.
Solo così si può finalmente intervenire in modo risolutivo, individuando le zone della riviera dove si concentrano i picchi d’inquinamento, affinché gli amministratori locali e gli organi competenti prendano i dovuti provvedimenti del caso.