I numeri virtuosi di Messina sulla differenziata hanno reso la città un modello a livello nazionale, ma l’ulteriore passo per arrivare alla soglia del 65% di raccolta passa dall’impiantistica e da investimenti che servono a livello regionale. Questo è quanto hanno evidenziato il sindaco Federico Basile, il direttore generale Salvo Puccio e la presidente di Messina Servizi Mariagrazia Interdonato, nel presentare il convegno nazionale del 1. febbraio durante il quale si parlerà di obiettivi raggiungi e futuro del ciclo di rifiuti in città.
Lo ha spiegato per primo Basile: “Creeremo un momento di approfondimento su un caso che vale la pena raccontare. Il 2021, quando è stato tolto l’ultimo cassonetto, è stato solo tre anni fa. C’è stato un grande cambio di mentalità. Vogliamo portare avanti la città di Messina come modello da esportare. Parlando di obiettivi, quello del 65% non è velleitario. Ragionando con il principio del gradino, uno alla volta, e lavorando con commercianti e condomini siamo certi che possiamo farcela. Il 1. febbraio sarà un evento nazionale, con Messina a lanciarsi in un panorama diverso. Il concetto è: siamo un modello, ora continueremo a portare avanti la nostra strategia che ci ha permesso di diventarlo. Siamo la prima città metropolitana del sud, l’ottava in Italia. In questo convegno lanceremo un messaggio sulla nostra strategia per arrivare al 65%: dall’altro lato deve esserci una risposta forte, per non dover fare quotidianamente le battaglie. Impensabile che noi mettiamo 100, ma se dall’altro lato rispondono uno… “
Puccio si è focalizzato sull’impiantistica e sulla Regione Siciliana: “I cittadini percepiscono il ciclo dei rifiuti nella tasca. Ma è uno di quei settori in cui ognuno deve fare la sua parte. Pensiamo all’impiantistica che ci serve realizzare. Il 1. febbraio faremo vedere quanto sarebbe aumentata la Tari restando al 10% di differenziata (ne abbiamo già scritto qui). Noi abbiamo fatto il nostro, pensiamo all’impianto di Mili (scadenza delle offerte entro il 31 gennaio, ndr) che ci permetterà di risparmiare sullo smaltimento e dare ulteriori posti di lavoro. Purtroppo per il secco non possiamo fare lo stesso, perché questi rifiuti vanno a Rotterdam. Messina è vittima di questa carenza di impianti e della dipendenza da Roma. Il costo per smaltire lì è tra i 350 e i 380 euro, nel 2021 era di 110, è aumentato del 300%. Tutto questo perché non ci sono impianti regionali che ci permetterebbero di diminuire i costi. Questo è ciò che ci manca, ma su tutto il resto i numeri dicono che Messina è una città virtuosa”.
Infine Interdonato, sulla leadership messinese: “Mi concentro sul titolo, 65% e oltre. Questo è il nostro obiettivo e siamo fieri che Messina oggi sia vista come esempio. La città ha sfatato il mito del non si può fare. Ci dicevano nel 2018 che eravamo pazzi, ma abbiamo dimostrato che si poteva fare. Il 1. febbraio analizzeremo le sfide portate avanti e quelle da affrontare, come città e come Regione. Perché solo la Regione ci può aiutare sul piano degli impianti, per legge, così da migliorare ulteriormente. Ci saranno relatori importanti con cui ci confronteremo per capire come migliorare ancora e mantenere questa leadership conquistata da Messina. Per noi è una medaglia da mantenere. Riteniamo che la città non abbia avuto da parte della Regione quell’attenzione che meritava. Ogni anno continuiamo a crescere, con salti mortali fatti quotidianamente, con la raccolta e la distribuzione nei vari impianti. Il nostro intento è dare il giusto merito a Messina. Se la Sicilia ha raggiunto il 50% di differenziata grande merito è dei nostri numeri. Parleremo di questa efficienza e delle sfide. Grande merito nostro e grande merito dei cittadini, che si sono impegnati tanto e continuano a farlo”.
La presidente poi ha ricordato che “più si innalza la differenziata meno si paga. Purtroppo ancora abbiamo una grande penalità, fino al 15%. Spesso nell’umido si trovano pannolini, vetro, molta plastica. C’è chi ancora sbaglia i sacchetti. Ridurre questa impurità è fondamentale. Nel 2023 abbiamo toccato anche il 57,32%, questo è il dato costante. Ma differenziare meglio è necessario” (ne abbiamo parlato qui).
Sulla purezza interviene anche Puccio: “Anche solo differenziare meglio l’umido ci aiuterebbe molto. Dobbiamo ridurre queste penali, perché ogni sacchetto considerato impuro ci fa aumentare la percentuale dell’indifferenziata. Questa deve diminuire. Quante tonnellate di umido al giorno? Circa 50 al giorno. Prima erano circa 120”.