Se i casi dei 2 dirigenti e dell’assessore De Cola fossero scoppiati nell’era di quellicheceranoprima senza alcun dubbio Accorinti e i suoi avrebbero protestato. Ma leggendo le dichiarazioni del sindaco del direttore generale dopo la rinuncia della Manciola all’incarico, c’è da convincersi che la sindrome dell’Immacolata concezione è ormai acclarata, perché ancora una volta, la colpa dell’accaduto è solo nostra, la malizia è in chi contesta, l’errante è chi pone dei dubbi.
Non conosco la dottoressa Manciola e non ho certamente gli strumenti per giudicarla o assumerla, ma il segretario generale-direttore generale Antonino Le Donne non mi trova d’accordo quando dichiara a Sebastiano Caspanello nell’edizione odierna della Gazzetta del sud: “Siamo condannati alla mediocrità, dobbiamo rinunciare al più bravo solo perché potrebbe esserci un retropensiero sulla scelta fatta? La dottoressa Manciola è una professionista di un talento straordinario, di un livello oltre l’immaginazione, cosa di cui si sono resi conto sia gli altri dirigenti che il sindaco”.
Spiace leggere che il nostro direttore generale dia un giudizio così lapidario sulla città, che pure gli ha dato i natali e lo ha visto tornare in un ruolo di alto prestigio e ben remunerato. Mi scusi dottore Le Donne, da messinese, da giornalista del Palazzo, non glielo lascio dire che Messina è condannata alla mediocrità solo perché si sono sollevate giuste polemiche su una selezione che lasciava ampi margini alla discrezionalità, sia pure consentiti dalla legge ma non dall’opportunità. Sollevare dubbi su una serie di coincidenze e sull’esistenza di un’amicizia, che lo stesso Le Donne conferma nel momento in cui spiega d’aver mandato alla Manciola un sms invitandola a presentarsi per entrambi i bandi, non è da mediocri, è da democrazia. Ripeto, non conosco la dottoressa e non ho alcun dubbio che secondo Le Donne, i dirigenti che l’hanno esaminata e lo stesso sindaco sia un talento straordinario, ma non glielo lascio dire che Messina è condannata alla mediocrità solo perché ha poi rinunciato. Se lo stesso scenario avesse visto altri protagonisti, se Genovese o Buzzanca o Leonardi avessero bandito una selezione con questi stessi esiti si sarebbe scatenato lo stesso putiferio con la differenza che loro non si sarebbero autoproclamati infallibili addirittura rilanciando su chi protesta. Ma davvero pensate che siamo una città babba alla quale si può dire di tutto? Davvero pensate che solo perché certi comportamenti sono adottati dagli unti dal signore noi dobbiamo stare zitti ed anzi sentirci in colpa per aver contestato? Pur ammettendo che vi riteniate detentori di una superiorità etica e morale al di sopra di tutti potreste almeno evitare di definirci “mediocri” quando proviamo ad esercitare quei diritti previsti dalla democrazia.
Sorvolando sullo scambio di messaggi tra Le Donne e la Manciola alla vigilia del concorso, fatto che ritengo legittimo ma poco opportuno, e dispiacendomi per aver perso il talento straordinario che Messina non ha perché condannata alla mediocrità, faccio alcune osservazioni sulle dichiarazioni del sindaco.
Accorinti la sera di domenica 27 dichiara a Messinaora (così riporta l’articolo) di non essere stato a conoscenza dei rapporti di parentela e di amicizia dei due dirigenti assunti e si dispiace per le polemiche. La mattina di lunedì 28 a Sebastiano Caspanello della Gazzetta del sud dichiara : “Quando ho scelto lei ho chiamato Le Donne e gli ho detto: Antonio, so che succederà un casino ma non vengo meno ai miei principi, dobbiamo dare una mano alla città e non avere paura delle critiche. Lei è la migliore e la scelgo perché è la migliore”.
Non entro nel merito del colloquio, anche se la tentazione di sapere su quali discipline economiche o amministrative si sia basato e su cosa si siano detti per 18 minuti perché ripeto, io non mi ritengo all’altezza di poter affrontare un colloquio per giudicare il futuro capo di gabinetto di un Comune, ma quel che da cronista mi preme sottolineare è che domenica sera il sindaco dichiara a Messinaora di non essere a conoscenza dell’amicizia tra Le Donne e la Manciola, 24 ore dopo dice il contrario e aggiunge che non solo ha chiamato il direttore generale ma ne ha parlato con l’intera giunta. Quando ne hanno discusso? E se ne hanno discusso e comunque la procedura è trasparente perché lo hanno fatto? E perché hanno discusso solo di una candidata e non di tutti?Infine, se tutti erano a conoscenza di possibili motivi di perplessità perché poi irritarsi se le critiche arrivano? E perché continuare a dire anche lunedì 28: “noi non siamo come gli altri?”.
Il Comitato Futuro a sinistra Messina scrive: “Non può essere più un alibi l’avere avuto eredità pessime nella conduzione politica della Cosa Pubblica ed avere ereditato una città allo sbando sul piano economico finanziario e politico amministrativo. Ma chi si è proposto come sindaco del cambiamento dal basso ,alternativo al vecchio becero sistema, non può permettersi di cadere in questi errori. La trasparenza , la casa di vetro, la discontinuità col passato , vanno esercitate, applicate, non a singhiozzo ma sempre , secondo una pratica continua, efficace e diffusa”.
Ha ragione Accorinti quando dichiara fino a stamattina: non siamo come gli altri. E’ vero, non siete come gli altri, perché siete convinti che ogni vostro gesto sia diverso da quello degli altri per il solo fatto che siete voi a farlo. Come ho già scritto domenica “il re non fa corna”. Ma almeno risparmiateci la lezioncina e non trattateci come babbei dichiarando, come ha fatto il nostro segretario generale Le Donne: “Siamo condannati alla mediocrità”. E’ il silenzio che condanna alla mediocrità e noi, grazie al cielo, continuiamo ad avere ancora il dono della parola e della critica.
Rosaria Brancato