“La bomba ecologica sta dunque per esplodere: vale la pena chiedersi quali siano le cause e chi i responsabili”. Così Zero Waste Sicilia apre la sua analisi della situazione creatasi nella discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, sequestrata a TirrenoAmbiente.
A lanciare l’allarme i Carabinieri del Noe, che hanno evidenziato soprattutto gli alti livelli di percolato, forse impossibile da smaltire. Dell’emergenza si sta occupando il prefetto Stefano Trotta, che ha adottato un provvedimento di contingentamento urgente del personale che effettua gli interventi in discarica. Nella speranza che non sia troppo tardi.
Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Furnari, Mario Foti: “In buona sostanza, si assiste al solito gioco di prestigio con il quale la società mista un tempo teneva sotto scacco, con l’emergenza rifiuti, la provincia di Messina; adesso il medesimo gioco continua con l’emergenza del percolato, causata, a detta della TirrenoAmbiente Spa, nientemeno che dai creditori. Il tutto con la “presa d’atto“ delle istituzioni e della Prefettura che, come in passato, assistono acriticamente all’insorgere di questa ennesima emergenza ambientale, quasi fosse un accadimento naturale imprevisto o imprevedibile”.
Per il sindaco la crisi è stata dunque creata ad arte: “Già un ex amministratore delegato di lungo corso “suggeriva” ai nuovi vertici i comportamenti da tenere per mantenere una situazione di controllo nei confronti dell’ente pubblico. Non può ancora sfuggire che la custodia della discarica viene affidata, mantenuta e curata da un soggetto che si è reso responsabile dell’abbancamento illecito di oltre un milione di metri cubi di rifiuti e che lo stesso, attualmente ed anche nottetempo, gestisce ancora lo smaltimento del percolato, per il quale adesso si è reiterato il nuovo ricatto ambientale. Questi fatti denotano ancora una volta come, al di la delle rappresentazioni mediatiche cui per anni abbiamo assistito, la TirrenoAmbiente continua a manifestarsi in tutta la sua evidenza come un coacervo di illegalità che non trova soluzione di continuità”.
Foti continua sottolineando come già ai primi di luglio, in una conferenza di servizio, il Noe aveva parlato di una “situazione dei luoghi che desta molta preoccupazione per le implicazioni ambientali che comporta”. Per questi motivi il primo cittadino chiede ancora una volta il commissariamento di Tirrenoambiente: “Gli pseudoimprenditori della società hanno gestito per 12 anni centinaia di milioni di euro, violando reiteratamente le norme in materia di trasparenza e ambiente, e incamerando oneri di “messa in sicurezza” e “gestione di post chiusura” per circa 50 milioni di euro. Eppure, sentiamo adesso che le difficoltà finanziarie in cui versa la società non le consentono, in relazione ai notevoli crediti vantati, di assolvere agli impegni assunti nei confronti dei fornitori, che già da tempo hanno sospeso il servizio di trasporto e smaltimento del percolato. E questi comportamenti vengono accettanti acriticamente e in modo eccessivamente garantista dalle istituzioni che detengono le garanzie finanziarie, le cui rilevanti somme ancora non sono state escusse”.
Zero Waste ha invece descritto le cause “tecniche” della crisi: in particolare, pesa la mancanza nella discarica di un impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti: “La direttiva europea 1999/31/CE Discariche, recepita con decreto legislativo 36 del 12/03/2003, impone che i rifiuti vadano trattati allo scopo di prevenire e ridurre la formazione del percolato, prima di essere abbancati. Il trattamento meccanico-biologico (TMB) consiste dapprima nella triturazione e separazione meccanica della frazione umida (che inevitabilmente sarà “sporca” di secco) e del secco indifferenziato (“sporco” di umido). Il trattamento biologico consiste nella stabilizzazione della frazione organica (FOS), ovvero un materiale che abbancato produce pochissimo percolato. La FOS può essere a volte usata nella bonifica delle discariche chiuse ed illegali; il secco indifferenziato può essere avviato al recupero spinto o all’estrusione termomeccanica (produzione di plastiche multi composite); o, più scelleratamente, alla produzione di CSS da incenerire. Un impianto di TMB a Mazzarrà avrebbe potuto evitare questa ennesima crisi”.
Ma impianti di TMB mancano ovunque in Sicilia, e così arrivano le sanzioni europee: “La Commissione Europea” – contina l’associazione – “ha comminato sanzioni all’Italia per circa 40 milioni di euro a causa di violazioni pregresse; ma dall’ottobre 2014 paghiamo anche 200.000 euro, ogni 6 mesi, per ogni discarica illegale e il doppio per ogni sito chiuso ma non bonificato (tre di questi ultimi sono in provincia di Messina). È presumibile che tali sanzioni verranno pagate dai cittadini tramite ulteriori aumenti delle TARI”.
E, ancora una volta, le responsabilità politiche vengono imputate alla Regione: “La costruzione degli impianti di TMB, prevista nel piano regionale del 2012, non è mai stata imposta alle società di gestione delle discariche dalla regione” – spiega ancora Zero Waste – “anzi, le AIA (Autorizzazioni Integrate Ambientali), concesse e rinnovate anche in violazione alla legge citata, hanno condotto la magistratura ad agire. Sono dunque evidenti le inadempienze burocratiche e commissariare, ecc.. Sono dunque evidenti le inadempienze burocratiche e politiche della Regione. Va dato atto all’ex assessore regionale Nicolò Marino di aver cominciato una battaglia per la legalità contro i padroni delle discariche. Battaglia che lo ha visto soccombere malamente, presto rimosso. Aveva forse toccato interessi consolidati?”
Ad aggravare il quadro contribuisce la mancanza di impianti adeguati a sostenere un’alta percentuale di raccolta differenziata in Sicilia: “I siciliani infatti foraggiano le discariche con 470 kg/ab./anno di rifiuti” – spiega ancora Ginatempo – “mentre nelle realtà più virtuose, come il consorzio Contarina in provincia di Treviso (530.000 abitanti), si smaltiscono solo 50 kg/ab./anno, e la TARI è la più bassa d’Italia. Ma in Sicilia non ci sono impianti di compostaggio per il trattamento dell’umido di qualità raccolto porta a porta, ci sono pochi impianti di valorizzazione del secco da raccolta differenziata, non ci sono in pratica impianti di TMB. Così si vanifica ogni sforzo. Chi ne ha beneficiato e continuerà a beneficiarne?”
Un’ultima considerazione viene fatta sui cambiamenti che la termovalorizzazione porterebbe nella gestione dei rifiuti: “La ventilata idea della giunta Crocetta di costruire sei inceneritori di CSS nelle grandi discariche o nelle loro vicinanze servirebbe sì ad evitare il percolato, ma certificherebbe che in Sicilia i materiali post-consumo non sono risorse pubbliche dei siciliani, come sarebbe se fossero recuperati, ma fonte di lucro per i soliti intoccabili”.
Giovanni Passalacqua