MESSINA – Il reddito di cittadinanza nei suoi aspetti positivi e negativi. Il dibattito “Percorsi di cittadinanza: dall’assistenza all’inclusione”, organizzato dal Rotary club Stretto di Messina, è stato l’occasione per analizzare una misura innovativa ma anche con diverse criticità ancora da risolvere. Dopo i saluti del socio e consigliere Vittorio Campolo, il presidente del club-service, Giuseppe Termini, ha introdotto l’argomento: «Dal punto di vista teorico – ha esordito – è una misura assolutamente interessante e potrebbe migliorare il livello di vita di tante persone, ma si deve verificare se e come potrà funzionare questo reddito di cittadinanza che ha avuto tanta attenzione politica».
Quella prevista nel decreto 4 del 2019 è «una realtà ambivalente», come l’ha definita il direttore dell’Inps Messina, Marcello Mastrojeni, evidenziando alcune perplessità: «Nella sua versione minimalista è solo un ammortizzatore sociale senza nessuna ambizione, mentre nella sua versione migliore può diventare uno strumento per restituire dignità ai cittadini».
In una società che sta cambiando, nella quale il numero di anziani aumenta e i lavoratori e le possibilità di lavoro diminuiscono, «servono misure adeguate alla realtà attuale – ha aggiunto il direttore Mastrojeni – e il reddito di cittadinanza è un patto con il cittadino, che riceve una somma ma avvia un percorso di riqualificazione e formazione che porti al lavoro e all’inclusione sociale».
E i numeri confermano l’attesa: per il precedente reddito di inclusione le domande erano state 5 mila a Messina e provincia, mentre per il reddito di cittadinanza sono state quasi quattro volte superiori, rispettando le previsioni dell’Inps.
Proprio sui dati si è concentrata Maria Linda Giordano, responsabile linea ammortizzatori sociali dell’Inps Messina: in un mese le domande presentate in tutta la provincia messinese sono state oltre 18.600, secondo due requisiti base, il soggiorno o residenza in Italia da almeno 10 anni e un reddito non superiore ai 9.360 euro. «Il ruolo dell’Inps è verificare i dati economici del nucleo familiare e accompagnare i soggetti nel cammino verso l’erogazione del benefico. Un compito svolto da uno specifico gruppo di lavoro, costituito per aiutare i richiedenti».
Tra gli attori coinvolti anche il Comune, che dovrà gestire i piani di inclusione e attivare i lavori socialmente utili, ma non mancano i dubbi espressi dall’assessore alle politiche sociali, Alessandra Calafiore: «Il nostro compito è favorire le iniziative di inclusione, ma non ci sono le risorse adeguate. Inoltre, il basso livello di scolarità è un altro ostacolo all’inserimento lavorativo e, quindi, si devono prevedere determinati percorsi di formazione». Dati allarmanti secondo l’assessore comunale, che non ha nascosto il proprio pessimismo sul reddito di cittadinanza: «Si ridurrà a una misura assistenziale, perché sarà difficile collocare i tanti soggetti in attività lavorative che, in città, non ci sono per tutti. Sarebbero serviti tempi più lunghi per organizzarsi al meglio. È mancato – ha concluso l’avv. Calafiore – un coordinamento che avrebbe reso efficace la misura».
Criticità sottolineate anche dal direttore del centro dell’impiego di Messina, ing. Santi Trovato, che, pur dovendo fare i conti con tanti difetti e poca chiarezza, ha il compito di trovare le necessarie soluzioni: «Siamo ancora in attesa dei decreti attuativi e di personale qualificato ma, da servitori dello Stato, dobbiamo fare in modo che questa misura, che cambia radicalmente il mercato del lavoro, funzioni». Per raggiungere tale obiettivo, però, serviranno interventi mirati anche sulla scolarizzazione e formazione: «Abbiamo sottoscritto un’intesa con il Cpia (Centro provinciale istruzione agli adulti) per completare almeno la scuola dell’obbligo. Poi si devono vincolare i fondi regionali e organizzare – ha concluso il direttore Trovato – corsi di formazione mirati per creare figure tecniche, altrimenti questa misura non avrà futuro».