Non c’è pace per il partito di Fratelli d’Italia in riva allo Stretto. Giorgia Meloni dopo gli arresti del consigliere regionale Domenico Creazzo di fresca elezione a Palazzo Campanella e quello di Alessandro Niccolò che oltre ad esser consigliere regionale si trovava a ricoprire anche l’incarico di commissario provinciale, nei mesi scorsi, chissà cosa avrà pensato dopo la vicenda che ha coinvolto il consigliere comunale Massimo Ripepi.
Un partito che non riesce a trovare una propria dimensione a causa dei tanti provvedimenti giudiziari che lo hanno coinvolto nel giro di appena un anno. La Meloni, già dopo gli arresti di Niccolò e Creazzo, nonostante la nomina del nuovo responsabile provinciale, era come se avesse congelato una parte del partito calabrese.
Una brutta gatta da pelare per i dirigenti individuati dopo i primi scandali, i quali avrebbero dovuto rilanciare l’immagine di una destra che a Reggio Calabria nel corso degli anni è riuscita a determinare l’azione politica locale e regionale, specie con il gruppo che ha avuto come punto di riferimento Giuseppe Scopelliti, prima sindaco della città e poi presidente della Regione.
Una eredità pesante, visto e considerato che nel bene o nel male stiamo parlando di un gruppo e di un leader che hanno determinato la politica della città di Reggio Calabria per parecchi lustri. Chi ha avuto la responsabilità di ricostruire questa comunità politica lo ha sempre fatto in corso d’opera, puntando forse più sul peso elettorale dei singoli che su quei valori a cui dice di rifarsi il partito di Giorgia Meloni.
Nell’ultimo caso stiamo parlando di un consigliere comunale che avrebbe dissuaso i genitori di una bambina violentata dallo zio a non denunciare quanto accaduto, un vicenda che al di là dei futuri risvolti giudiziari offusca ulteriormente un partito proiettato al futuro e che di qui a breve si riproporrà nuovamente come forza di Governo alla Regione Calabria e che si candida come alternativa all’attuale Governo di Giuseppe Conte