Lo scorso anno, nell’ambito di lavori di manutenzione straordinaria della condotta in via Cattolica dei Greci, è stata rimossa una porzione di pavimentazione d’epoca presente sotto gli strati di asfalto. Le basole
laviche, in ottemperanza alle prescrizioni della Soprintendenza, sono state accuratamente rimosse e conservate presso i locali della società Castore in attesa di essere ricollocate con un intervento ad hoc.
L’intervento, avviato nei scorsi giorni sotto la diretta sorveglianza della Soprintendenza, come ci riferisce l’arch. Pina Vitetta, darà la possibilità di apprezzare la qualità architettoniche delle pavimentazioni in pietra ( lavica e di Macellari) della città che si sviluppò all’indomani del sisma del 1908 secondo il piano urbanistico tracciato da De Nava.
Il ripristino dell’antica pavimentazione stradale del centro della città è divenuto vincolante a seguito dei lavori intrapresi per la nuova pavimentazione del Corso Garibaldi. Infatti, contrariamente a quanto asseriva il progetto che si stava realizzando, le basole laviche sottostanti di maggiore qualità e resistenza di quelle nuove, sono in gran parte perfettamente recuperabili.
Al fermo dei lavori e al dibattito allora seguito, anche in toni polemici, è seguita la loro prosecuzione cui ha dato risposta uno studio accurato della Soprintendenza in collaborazione con l’Università Mediterranea.
Il Decreto di vincolo, emesso dal Segretariato regionale del Ministero per i Beni culturali il 13 /3/2017, ha riconosciuto che le pavimentazioni d’epoca della città storica sono di interesse storico artistico e vanno quindi tutelate anche per il loro valore identitario e testimoniale.
Da questo impegno e per l’utilità degli Uffici tecnici dell’Amministrazione civica sono nate le Linee guida per la conservazione e il restauro del tessuto connettivo storico di questa infrastruttura cittadina, con la finalità
di intervenire per il tratto successivo dei lavori allora arrivati alla Villa Comunale. In ogni ulteriore occasione in cui lavori di manutenzione stradale o delle condotte sotterranee rinvengano sotto il manto di asfalto
l’antica pavimentazione questa dovrà essere riportarla alla forma originaria.
Il Manuale, curato dalle arch. Pina Vitetta e Michelangela Vescio contiene l’esito della ricerca. Documenta le varie tipologie di posa in opera accuratamente eseguita dalle maestranze specializzate negli anni successivi al terremoto del 1908, quando si volle che la città risorgesse più bella di prima. Il manuale traccia la linea del territorio della città sottoposto a questa tutela che coincide con il centro storico e l’immediata propaggine a nord e sud dei due torrenti che hanno delimitato il Piano di ricostruzione dell’Arch. Pietro De Nava.
I maggiori architetti reggini e nazionali hanno progettato i palazzi pubblici e privati del centro e i quartieri periferici. Vi hanno trasfuso nelle forme e nei materiali il gusto di fine ottocento e dei primi del novecento. Da Ernesto Basile a Camillo Autore, da Marcello Piacentini a Gino Zani, da Gaetano Spinelli a Stefano Mancini, da Pierpaolo Farinelli agli ingegneri De Simone e Laviny, Barbaro e Canova. Fino agli uffici tecnici provinciali e del Genio Civile. A tutti loro si affidata una progettazione che doveva seguire il regolamento edilizio e passare sotto la valutazione di una Commissione igienico edilizia.
In particolare gli edifici prospicienti le vie principali dovevano “formare un insieme organico e decorativo”. Accanto a questi la pavimentazione stradale in pietra lavica e pietra locale di Macellari nei marciapiedi avrebbe contribuito a dare un aspetto di grande armonia. Tutto questo amore per il bello dagli anni ’60 in poi ha ceduto, ovunque in Italia, alla corsa ad un uso indiscriminato di suolo. Troppi scheletri incompiuti, case popolari degradate prima di essere consegnate ai fruitori. Oggi, però, si fa avanti il desiderio di città costituite da tanti piccoli borghi vivibili e autonomi. Nasce il grattacielo bosco verticale come esperimento illusorio nella metropoli più inquinata d’Italia, nasce il progetto di risarcire le periferie per ridurre il degrado.
Questa è la via da percorrere nel nostro occidente. In un pianeta disastrato dal clima avverso e da una pandemia disastrosa, questo urlano i giovani del Fridays For Future. Questo dovrà essere l’obiettivo per far rivivere le nostre città, tecnologiche ma non disumanizzate.
Marisa Cagliostro