“Era il novembre del 2019 quando le indagini degli inquirenti misero in luce una vicenda vergognosa, ancor di più alle nostre latitudini dove maggiore è il bisogno di denaro per le aziende e più difficile e costoso ottenerlo.
Il direttore dell’ufficio Small Business della filiale Unicredit di Reggio Calabria e sei dipendenti, secondo l’accusa, costringevano con la minaccia di non rilasciare il finanziamento o di segnalare l’impresa alla centrale dei rischi della Banca d’Italia, i clienti dell’Istituto di Credito, titolari di esercizi commerciali, ad aderire a polizze assicurative facoltative, prospettate invece come una garanzia necessaria e indispensabile per ottenere i prestiti e i mutui richiesti, al solo fine di accaparrarsi i premi in denaro previsti per i contratti finanziari stipulati.
Riteniamo che azioni di questo genere, da condannare dovunque avvengano, beninteso, siano ancora più ignobili se perpetrate in un territorio come quello reggino, il più povero d’Italia, dove le aziende devono già affrontare innumerevoli complicazioni legate alla difficile situazione ambientale, alle vessazioni della criminalità organizzata, alla difficoltà di accesso al credito.
Ecco perché, come Confesercenti Reggio Calabria, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Basile, abbiamo richiesto, e la richiesta è stata accettata, di costituirci parte civile nel processo appena iniziato.
Siamo convinti che alle dichiarazioni e alle buone intenzioni debbano seguire fatti concreti e la nostra Associazione ha deciso di perseguire una linea chiara e risoluta: quella di rappresentare gli imprenditori reggini con tutti gli strumenti a sua disposizione, mettendoci la “faccia” e non fermandosi alla semplice denuncia pubblica o alla, pur indispensabile, tutela sindacale.
Per tale motivo, in ogni futuro procedimento, anche e soprattutto riguardante fatti di ndrangheta, continueremo a costituirci parte civile consapevoli che in una terra come la nostra non basta più solo parlare. Dobbiamo tutti, nel nostro piccolo e nel rispetto dei ruoli di ognuno, iniziare anche a fare. Solo così potremo affrancarci da una nomea immeritata e da un sottosviluppo atavico guardando al domani con maggiore speranza e la piena consapevolezza delle nostre reali possibilità”.