Reggio Calabria, 9 dic – Nel 1955 a 26 anni Nik fece la sua “prima mostra personale” con duecento opere al Museo Nazionale di Reggio Calabria, architettura che l’artista, da bambino, aveva visto costruire.
In questa occasione, Il poeta Montale e lo scrittore La Cava pubblicarono un articolo sul Corriere della Sera parlando dell’evento. La mostra ha un ebbe un tale successo che più della metà delle opere furono vendute.
Alla fine degli anni’50, Nik si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto coi grandi del Novecento: Max Ernst, Picasso, Sartre, Jean Cocteau, Le Corbusie.
Nel 1963 a Parigi accadde un singolare episodio che rivelerà l’artista alla critica internazionale.
Lo racconta lo stesso Nik Spatari – “Conobbi Jean Cocteau ad una mia mostra personale nella Galleria Cigaps. Era il primo aprile del ’63 e l’accademico di Francia ci annunciò la sua visita per mezzo corriere espresso con su disegnato un pesce d’aprile. Venne veramente e si portò via una mia tela. La staccò dalla parete e lasciò al suo posto un foglio di ringraziamento” – «Merci pour sa belle toile» c’era scritto! La cosa incuriosì la stampa parigina che diede ampio spazio alla notizia.
“Fu questo mio grande primo successo parigino”- aggiunge – “ questo evento facilitò il mio incontro con Le Corbusier, famoso architetto. Divenni suo allievo e presso di lui ho conseguito un apprendistato architettonico molto utile per la mia nozione su arte-architettura”.
L’artista si rese conto che da Parigi ha avuto tanto ma sente il bisogno di voltare pagina.
Nel 1964 Nik si trasferisce nella città italiana più europea, MILANO, in via Venini.
Partecipa attivamente alle rassegne milanesi con riconoscimenti di critica di Munari, Menna, Russoli. A Venezia e a Roma da Appolonio, Levi, Argan, Venturoli.
Nel 1965 Hiske, una giovane artista olandese, raggiunge Nik in Calabria.
I due si erano conosciuti a Parigi qualche anno prima (nel 1963) e subito dopo lei era partita per New York. Rimasti in sporadico contatto tramite qualche cartolina, arriva in Calabria proprio su invito di Nik.
Dopo un viaggio lungo e avventuroso, Hiske, giunse a Chiaravalle (CZ). Praticamente un ritorno al Medioevo, per lei abituata a vivere nelle grandi metropoli. Qui Nik, su commessa dei Frati Minori Cappuccini, stava realizzando un affresco nell’antico Convento.
Da lì con una scassatissima 500 girano tutta la Calabria.
Nel 1966 Hiske decide di far un tentativo e convivere con Nik a Milano, a condizione che lui trovi un appartamento lontano dai parenti. Nik gira tutta la città e le invia varie planimetrie.
Hiske, anche non conoscendo affatto Milano, sceglie quella in via Solferino (Brera) per via della presenza di una stanza ovale. L’appartamento si trovava al secondo piano di un palazzo nobile ed era composta da nove grandi stanze.
Nik e Hiske festeggiano il loro primo Natale insieme nella casa praticamente vuota: un tavolino, un paio di sedie e tantissime tele.
La loro pied-à-terre diventa anche una galleria d’arte lo “Studio Hiske”, qui realizzano mostre ed incontri internazionali.
Hiske coordina numerose mostre di Nik a Londra, Amsterdam, Toronto, New York, Copenaghen, Stoccolma, Bruxelles, Monaco, Lucerna, Como, Venezia, Vicenza e Messina.
La Sicilia è stata più volte protagonista di mostre di Nik, anche grazie alla collaborazione del fratello Pepè.
Alla fine degli anni ’60 si erano intensificati i contatti di Nik e di Hiske con la Calabria, specie dopo la “scoperta” di Santa Barbara, una grangia certosina del X secolo ormai completamente in rovina ma ricca di fascino.
Decidono di lavorare ad un progetto globale, che contempli la produzione dell’arte nell’insieme di uno specifico contesto, con precisi punti di riferimento storici ed ambientali.
Nik e Hiske diventano due schiavi del lavoro, decidono di abbandonare Milano definitivamente e si accampano nella dismessa ex Stazione Calabro-Lucana, fermata Santa Barbara, sottostante al promontorio dove è posto l’antico complesso.
Una scelta coraggiosa visto le condizioni in cui versava la stazione, persino priva di corrente elettrica e acqua.
Due “teste dure” che, nonostante tutte le difficoltà, proseguono i lavori di sgombero del rudere Santa Barbara, sempre più decisi e convinti a trasformare le diroccate mura in un centro d’arte contemporanea.
La prima mostra a Santa Barbara avviene in modo inconsueto: le opere vengono “appicciate” direttamente sui ruderi creando un effetto straordinario in mezzo al paesaggio circostante.
Il grande merito della coppia Spatari-Maas è quello di aver dato nuova vita ad un rudere abbandonato da secoli.
Nell’agosto del 1974, dopo la realizzazione del primo spazio espositivo all’interno del complesso storico, viene allestita la prima mostra d’arte contemporanea in Calabria a cura dello Studio Hiske, con la collaborazione di note gallerie d’arte milanesi e sotto il patrocinio dell’Assessore alla Cultura del comune di Milano.
Tra le 200 opere presentate vi sono quelle di illustri artisti quali: Alviani, Baj, Ceroli, Bonalumi, Bertini, Dova, Fiume, Kodra, Grigorescu, Guttuso, Migneco, Treccani, De Filippi, Scanavino, Vespignani, Persico, Turcato ecc.
L’Assessore al Turismo della Regione Calabria acquista alcune opere. I proventi vengono investiti per le attività culturali e per i lavori di restauro dell’area storica. Per la suddetta manifestazione ricevono un invito personale gli artisti dell’anno: il brasiliano Delima Medeiros, il cinese Hsiao Chin e il milanese Pietro Gentili, che progettano e poi realizzano opere monumentali nel parco.
È iniziata così, la storia del più famoso museo di arte moderna della Calabria.
Finisce qui la prima parte di questo racconto che vuole essere una ricostruzione della vita del museo dai fatti che hanno portato alla sua fondazione fino ai giorni nostri.
Fonte: facebook Parco Museo di Santa Barbara