REGGIO CALABRIA – Presentata stamattina la relazione finale della Commissione parlamentare antimafia guidata dal senatore cosentino uscente Nicola Morra. Approvata all’unanimità dai commissari, complice la caduta del governo Draghi la relazione non è però mai stata neanche votata in Parlamento.
La Commissione ha vagliato tutte le 1.529 liste presentate alle Amministrative fra il 2018 e il 2021, forti di 537 candidati a sindaco o a presidente di Regione e di 44.161 candidati a consigliere.
Ammontano a 193 le riunioni del plenum e a 249 quelle dei 24 Comitati, che hanno poi contribuito alle 26 relazioni (anche queste, quasi tutte varate a voti unanimi), 14 dovute ai Comitati, 12 alla ‘Plenaria’.
Sono invece 23 i sopralluoghi in 9 regioni diverse, 2 le missioni all’estero.
Numeri-monstre, poi, quanto ai 2.744 documenti d’indagine acquisiti agli archivi di Palazzo San Macuto: in totale, le pagine agli atti sono un milione 799mila 522.
Enorme il lavoro anche per desecretare molti atti in precedenza off-limits e renderli accessibili a tutti attraverso specifici database.
Fra i temi sviscerati, “pentiti” e testimoni di Giustizia: niente indennizzi “da favola”. A volte, ha ricordato la deputata Piera Aiello, intere famiglie ricevono contributi mensili da 2/300 euro in tutto: impensabile anche solo tirare a campare.
Morale? Lo Stato – come evidenziato dallo stesso Morra – nel ‘chiedere’ dovrebbe innanzitutto rispettare gli impegni che assume.
La senatrice Stefania Ascari ha ricordato come il suo Comitato si sia occupato del protocollo Liberi di scegliere – dovuto all’ex presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria Roberto Di Bella –, chiedendo d’istituire Osservatori specifici in ogni Prefettura.
La deputata crotonese Margherita Corrado, coordinatrice del comitato sulla Massoneria ‘deviata’, ha rammentato le audizioni di studiosi e protagonisti del mondo massonico – come lo stesso Gran maestro Valerio Di Bernardo – per scandagliarne le infiltrazioni da parte dei clan.
E in chiusura, il presidente Nicola Morra ha ricordato come lo stesso mondo dell’editoria, quale soggetto economico, talvolta possa essere permeato dalle mafie quasi facendosi portavoce dei loro messaggi. Ma soprattutto, ha chiesto che il “decreto Taurianova”, del quale a più riprese associazioni e organismi politici hanno chiesto la modifica in profondità, possa ‘finalmente’ essere esteso per munirsi della possibilità che vengano sciolte per mafia anche le Regioni. Per esempio, quando vi siano state sciolte più Aziende sanitarie, visto che i loro vertici vengono nominati proprio da chi governa la Regione.