REGGIO CALABRIA – Post su Facebook accorati, poi impauriti, poi tra il melò e lo strappalacrime: chiude i battenti il cinema Aurora a Santa Caterina – popolato e frequentatissimo quartiere residenziale nella zona centro nord di Reggio Calabria -, di fatto a Reggio Calabria scompare il cinema.
Questo anche perché con la sala cinematografica del signor Francesco Fortugno sarebbe completamente sparita la presenza di sale cinematografiche ‘vecchio stile’, dopo perdite ‘incolmabili’ già subite in questa stessa chiave dal tessuto cittadino: dalla famosissima ‘Orchidea-Supercinema’ allo straziato ‘Siracusa’, nel tempo diventato tempio del teatro studentesco-amatoriale prima, scena di un negozio d’abbigliamento a basso costo in un secondo tempo e adesso, forse definitivamente, un Burger King col ‘gusto’ di proiezioni e rappresentazioni dal sapore inevitabilmente fastfood come la gastronomia locale, peraltro apprezzatissima dagli adolescenti.
Un lutto socioeconomico che in pratica avrebbe lasciato in piedi solo tre occasioni di vedere lungometraggi sul ‘grande schermo’: il cinema Odeon, che resiste, e poi l’abbinata Nuova Pergola e Multisala ‘Lumière’, dove la prima è una sala ‘vecchio stampo’ e il secondo appunto un multisala, e però l’assetto proprietario è identico.
Breve premessa: la deontologia, nel variegato mondo dell’informazione, non può riguardare solo chi l’informazione “la fa” per professione, gli operatori del settore, gli addetti ai lavori. Inevitabilmente, specie con l’avvento – spesso del tutto irresponsabile – del web, all’insegna di ‘notizie’ date e circolanti alla velocità della luce, sovente fake news, nel 99% dei casi senza verifiche preventive di sorta, beh, a nostro modesto avviso un primo fact checking dovrebbe risiedere in una precisa scelta del lettore-navigatore.
Cioè di non prendere per oro colato, non credere apoditticamente a ciò che si legge magari di sfuggita in qualche poco accreditato cantuccio social né tantomeno contribuire a far circolare elementi non verificati.
La circostanza, dunque, che giovedì pomeriggio la notizia della fantomatica imminente chiusura del cinema Aurora non poteva che essere uno stimolo, al più, per farsi una passeggiata a Santa Caterina, tentare qualche messaggio social di supporto al titolare alfiere di un ‘vecchio cinema’ che va scomparendo «a causa delle pay, o del Covid, o della crisi economica, o dell’aria di guerra che c’è in giro o di tutti questi fattori più qualcun altro ancora», giusto per citare il senso di alcuni dei tantissimi commenti al riguardo che hanno intasato la Rete nelle ultime ore.
E diciamolo, anche, che molto spesso chi di professione è un operatore dell’informazione sa bene che il tempo non è mai abbastanza. Non manca la volontà di verificare e ‘certificare’ ogni possibile notizia da pubblicare; spesso è il fattore-tempo a latitare, sia per la mole di lavoro pro-capite (anche quella è molto cresciuta, con l’avvento dei new media…) sia perché soprattutto l’editoria online ha anche il timing fra i suoi svariati fattori.
In questo caso, però, operare una verifica ‘seria’ ha fatto bene a innalzare la qualità media dell’informazione che proviamo a fornirvi ogni giorno, foss’anche soltanto di un misero punticino.
Contattato telefonicamente e via messaggistica istantanea, il titolare del cinema Aurora in modo gentile ma fermo ci spiega di non voler rilasciare interviste e neppure incontrarci brevemente per spiegare in modo informale cosa stia accadendo davvero.
Fortugno, però, lascia a un messaggio il compito di confutare inequivocabilmente le fake news circolate in precedenza, autorizzando Tempostretto a diffonderne forma e contenuto.
«La notizia della chiusura del cinema Aurora è completamente infondata. Le posso dire che il ritardo dell’apertura è dovuto ad aspetti burocratici per un cambio d’assetto societario, comunque entro il mese di ottobre il locale riaprirà in toto». E cioè, par di capire – altro dettaglio prezioso che solo dall’interessato poteva giungere – “come prima” e con entrambe le sale di cui ormai era da tempo munito l’Aurora. Mentre il riferimento al «ritardo» nella riapertura va ricollegato alla circostanza che, telefonando all’Aurora, una voce preregistrata si soffermava sulla perdurante «chiusura estiva» malgrado si fosse ormai al 22 settembre.
In definitiva, molti pensavano che il (fallace) crepuscolo di questa prestigiosa, storica sala cinematografica di Reggio Calabria incarnasse una metafora della definitiva scomparsa del Cinema, quello con la “C”, quello pieno di un certo romanticismo.
…Invece, per molti versi, la vicenda incarnava sì una metafora: non della scomparsa del Cinema, però, ma dell’estrema difficoltà di vivere in tempi nei quali è molto molto difficile separare il grano dal loglio, la Notizia dall’ipotesi in sedicesimo. Torna in qualche modo d’attualità l’esigenza di certificazione degli information provider che operano anche sul web e in particolare sui social network; un’istanza che passa ‘anche’ per le vicende di Reggio Calabria.