REGGIO CALABRIA – Siamo nella zona Sud della città.
A due passi lato mare c’è uno dei centri commerciali più articolati e frequentati di tutta Reggio Calabria.
A due passi lato monte c’è una chiesa ‘storica’ e spesso piena di fedeli come la chiesa di Santa Maria Odigitria (in greco ὁδηγήτρια, odeghètria, vuol dire “colei che indica la via” e secoli fa divenne un appellativo frequente per la Madonna raffigurata col Bambino in braccio), comunemente nota come “chiesa dell’Itria” ovvero anche “chiesa delle Catene” per via delle grosse catene che cingono la piazza in cui sorge.
Niente di strano, se non fosse che sul marciapiede fa capolino e quasi arriva in strada un sacchetto di spazzatura.
Visto l’allucinante contesto urbano e l’occhio allenato, per il passante verificare quasi in automatico è un attimo.
E quindi no, non è un sacchetto.
Sono due, cinque, venti, trenta sacchetti abbastanza luridi e pieni zeppi di rifiuti.
E la cosa incredibile è che, ‘naturalmente’, piazzata a bella posta davanti a un cartello che intima il passo carrabile – come a dire: le auto qui non possono sostare, ma una discarica d’immondizia a cielo aperto invece sì… -, questa sorta di slavina spazzaturosa invade un’intera porzione di cortile, dal marciapiede al cancello fino alla parte interna, per la gioia dei condòmini.
Il cumulo di rifiuti è contornato da brick usati, scarpe vecchie buttate là alla rinfusa, cartoni vari.
Tutti questi sacchetti d’immondizia sfociano in parte pure nel vialetto adiacente; e – ovvio che sia così! – seppelliscono letteralmente anche i mastelli per la raccolta differenziata degli scarti.
Sicché oltre alle varie considerazioni (tutte legittime) sul colpo di maglio alla dignità umana di chi contribuisce a questo schifo, alla qualità della vita e al degrado urbano che un ‘quadro’ simile alimenta, rimane un quesito: ma negli orari previsti come faranno, in concreto, gli addetti Teknoservice a prelevare il multimateriale o la carta dai bidoni?