REGGIO CALABRIA – In riferimento ai «recenti avvenimenti assurti all’onore delle cronache come episodi di presunta malasanità» dirama una nota stampa l’Ordine dei medici di Reggio Calabria (presidente, Pasquale Veneziano).
Tali recenti eventi «additano come principali responsabili i medici, nostri iscritti, citandoli con nome e cognome»: in relazione a quest’episodio, l’Istituzione ordinistica chiede ai media «di evitare, nel momento in cui si verificano dei casi di presunta malasanità, d’indicare nomi e cognomi dei medici indagati. Perché purtroppo, nell’immaginario collettivo, un avviso di garanzia che, per norma di legge, è a garanzia dell’indagato, viene interpretato dall’opinione pubblica come una condanna in terzo grado di giudizio.
Evitare questo significa evitare che alcuni medici, di cui si fa nome e cognome, vengano additati come responsabili correndo, quindi, anche dei rischi fisici, personali. Perché qualcuno, anche in ragione di una forte emotività, potrebbe anche agire in maniera violenta».
Al tempo stesso, l’Ordine dei medici reggino intende «rimarcare la necessità che ogniqualvolta si parla di presunti casi di malasanità si parli anche delle difficoltà che si hanno nella gestione del rischio clinico, per via delle carenze strutturali ed architettoniche degli ospedali ai quali afferiscono gli utenti».
La richiesta arriva in quanto viene reputato «importante comprendere, quindi, che la Sanità, per poter esprimere la massima efficienza, necessita di un numero adeguato di medici e quindi di operatori sanitari nel suo complesso; di tecnologie avanzate che possano consentire diagnosi di precisione e di una ricettività ospedaliera adeguata, che possa consentire al paziente, anche se temporaneamente ricoverato, di rimanere in condizioni di estrema tranquillità. Immaginare, quindi, che la responsabilità professionale sia rapportata alla sicurezza delle cure è una cosa che viene da sé. Perché – recita ancora la nota diffusa dal presidente Pasquale Veneziano & C. – è chiaro che la responsabilità professionale cresce in maniera inversamente proporzionale alla sicurezza delle cure. Meno certe e affidabili sono le cure, anche a causa della scarsa tecnologia e delle varie difficoltà gestionali per la carenza di personale, più cresce la responsabilità professionale. Quindi, è opportuno che responsabilità professionale e sicurezza delle cure camminino sullo stesso binario. Solo così si può esercitare una buona Sanità e, soprattutto, a vantaggio dell’utente ma anche del medico».