REGGIO CALABRIA – In seno alla presunta associazione a delinquere attiva fra il 2012 e il 2020 all’Università “Mediterranea”, il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria ipotizza l’assegnazione di ruoli ben precisi.
«In totale spregio della normativa di settore e dei princìpi di meritocrazia» avrebbe agito l’ex rettore e fin qui prorettore vicario Pasquale Catanoso, considerato il «capo e promotore» dell’associazione, pronto a eseguire «molteplici e reiterati atti contrari ai doveri del proprio ufficio». Come dice qualche indagato nelle 1.222 pagine della corposa ordinanza dell’inchiesta Magnifica – evidente riferimento al ruolo di “Magnifico Rettore” -, più che fare da ‘mero’ kingmaker del successore Zimbone, Catanoso «non se n’è mai andato».
Mentre al suo successore nel ruolo di rettore, Santo Marcello Zimbone, avrebbe fornito «dritte e indicazioni» su come perseguire al meglio interessi privati, anche continuando a intessere la rete di rapporti con personaggi di rilievo sociale anche extra-accademico già imbastita da Catanoso.
Ruolo del tutto analogo viene assegnato a Zimbone, che avrebbe posto particolare attenzione a garantire a docenti e direttori di Dipartimento «la conservazione delle loro posizioni privilegiate».
L’ex direttore generale (lo era fino al maggio dello scorso anno) Ottavio Amaro avrebbe funto da «organizzatore del sodalizio di rilievo determinante». E questo non solo non perseguendo il rigoroso rispetto della legalità negli atti d’ufficio, si legge in ordinanza, ma pure «fornendo il suo costante contributo nell’individuazione delle soluzioni volte a celare le quotidiane illegalità poste in essere».
Gianfranco Neri, Adolfo Santini (direttori del dipartimento Darte rispettivamente nei periodi 2012-2018 e 2018-2022) e Massimiliano Ferrara (direttore del Digiec, il Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze della formazione dal primo ottobre 2018 a oggi) vengono considerati ‘nella qualità’ di direttori di Dipartimento.
«Sostenitori e attuatori dell’illecita gestione dei due Rettori – si legge nel documento firmato dal giudice per le indagini preliminari reggino –, individuavano e programmavano di volta in volta le procedure comparative da pilotare, e i colleghi da far progredire sul piano dell’inquadramento contrattuale, determinando l’indebita destinazione delle risorse finanziarie assegnate».
Nino Mazza Laboccetta sarebbe invece sovente risultato prezioso «per le sue competenze giuridiche, che utilizzava per rinvenire, di volta in volta, le soluzioni tecnicamente sostenibili sul piano procedurale al fine di celare le illiceità commesse».
«Partecipi» invece Giovanni Saladino, resposabile unico del procedimento dal 2013 nel contesto delle procedure concorsuali d’Ateneo, così come Taverriti e Russo, responsabili dell’Ufficio tecnico.