REGGIO CALABRIA – Sullo scenario politico-istituzionale della crisi a Reggio Calabria, mentre il centrosinistra attende spasmodicamente la riunione fissata per le 19 di oggi a Lamezia Terme con responsabili provinciali e consiglieri comunali reggini di tutti i partiti e formazioni civiche, si affaccia uno scenario a dir poco inedito.
Traballa infatti doppiamente la “freschissima” poltrona da sindaco metropolitano reggente di Carmelo Versace.
Partiamo dal primo motivo delle grane dirette o indirette per Versace: si schiama Pd.
Il Partito democratico – partito dello stesso bi-sindaco (bi-sospeso) Giuseppe Falcomatà, almeno sulla carta – al sindaco facente funzioni Paolo Brunetti, espressione di Italia Viva a Palazzo San Giorgio, ha chiesto uno spazio arduo da ritagliare per una sola forza politica, benché importante: quattro assessorati.
Tra i quali, complice l’azzeramento della Giunta, includerne un paio con deleghe “pesanti”.
Quattro assessorati sono tanti, già. Ma anche aver detronizzato il Partito democratico da entrambi gli Enti, nominando vicesindaco della città un renziano e vicesindaco della MetroCity un uomo di Carlo Calenda non è stata cosa politicamente da poco.
Al punto che in occasione dell’ultima riunione telematica coi consiglieri comunali piddini, il commissario regionale dèm Stefano Graziano e altri dirigenti del partito, come rilevato da Tempostretto, lo stesso Falcomatà s’è sentito in dovere di chiedere scusa per un metodo nelle scelte vissuto dal Partito democratico come «un affronto».
Fin qui, però, il “via libera” di Brunetti non è arrivato; anche perché, ovviamente, il sindaco facente funzioni aveva intenzione di sentire tutte le altre forze di maggioranza (cosa fatta) e anche d’opposizione (dei colloqui “esplorativi” con le minoranze, però, fin qui non sarebbe stata neanche fissata la data).
Sia come sia, il mancato ok di Brunetti in questo mercanteggiare da suk arabo avrebbe prodotto l’innalzamento della posta ad opera del Pd: «Allora, adesso vogliamo cinque assessori, il presidente del Consiglio comunale e anche uno dei nostri come sindaco metropolitano facente funzioni al posto di Versace».
Una richiesta alquanto imbarazzante anche solo da riportare. Condizioni draconiane, difficilissime da esaudire.
Alle porte allora, rispetto alle pretese piddine, due sono le possibilità concrete. O un “chiedere 10 per avere 6”, come in tutte le buone trattative che si rispettino. Oppure, cosa meno probabile ma che sinceramente non si può scartare…, il tentativo di “tirare la corda” all’impossibile ed esasperare la tensione politica in modo da farsi dire un netto “no” e avere un pretesto più che valido per “staccare la spina”. Aggiungendo le dimissioni dei consiglieri del Pd a quelle degli oppositori di centrodestra e determinando così lo scioglimento del Consiglio comunale.
Di sicuro, però, c’è un secondo motivo che potrebbe mettere “a rischio” il fresco incarico da sindaco metropolitano facente funzioni del calendiano Carmelo Versace… E questa contromossa tecnopolitica invece, arriva “da Destra”: più esattamente, dalla Lega.
In questi minuti, infatti, il consigliere leghista ed ex candidato sindaco della coalizione di centrodestra Nino Minicuci sta inviando al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e al prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani una missiva con cui chiede d’annullare la seduta di Consiglio metropolitano convocata per domani a Palazzo Alvaro.
Motivo? La legge numero 56 del 2014 (la cosiddetta “legge Delrio”) che disciplina l’istituzione e lo svolgimento delle attività dei Consigli metropolitani individuerebbe gli organi della MetroCity nel sindaco metropolitano e nei consiglieri metropolitani, consentendo la possibile nomina di un vicesindaco ma non prevedendo – è l’argomentazione maestra – che egli possa svolgere le funzioni di reggenza del metrosindaco. Una situazione, a quanto pare, mai verificatasi in precedenza nelle varie Città metropolitane del Paese.
Di qui le richieste di Minicuci. Intanto, l’annullamento della seduta di Consiglio metropolitano prevista per martedì 30 novembre proprio perché non terrebbe conto della necessità d’avere un organo “perfetto”. E poi, l’incarico urgente a un commissario governativo ad acta, che svolga le funzioni del sindaco metropolitano per l’intero periodo di sospensione di Giuseppe Falcomatà.
Ci sarebbe, nel documento propalato dall’esponente reggino della Lega Nino Minicuci – già direttore generale dell’allora Provincia di Reggio Calabria – anche una richiesta “in subordine”.
E cioè, che i galloni di sindaco metropolitano reggente vadano a Paolo Brunetti in quanto sindaco facente funzioni del Comune capoluogo di provincia.
Per la verità, va detto pure che secondo esponenti di centrosinistra l’intera questione risulterebbe insussistente.
Questo perché la “Delrio”, – dal nome di Graziano Delrio, ministro agli Affari regionali del governo Letta che volle fortemente questa legge – al quarantesimo comma dell’articolo 1 (che è poi anche l’unico dal quale è composta), prevede che in caso d’indicazione del vicesindaco metropolitano, quest’ultimo «esercita le funzioni del sindaco in ogni caso in cui questi ne sia impedito. Qualora il sindaco metropolitano cessi dalla carica – si legge, per di più, nel testo normativo – per cessazione dalla titolarità dell’incarico di sindaco del proprio Comune, il vicesindaco rimane in carica fino all’insediamento del nuovo sindaco metropolitano».
Da vedere, in ogni caso, quale sarà l’orientamento del governo Draghi e della Prefettura reggina rispetto alle argomentazioni portate avanti da Minicuci.