REGGIO CALABRIA – E’ iniziato stamani, davanti ai giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria, il processo “Breakfast” nei confronti Claudio Scajola, l’ex ministro dell’Interno ed attuale sindaco di Imperia, condannato in primo grado a 2 anni di reclusione per procurata inosservanza della pena. Un reato che, secondo la difesa dell’ex ministro, dovrebbe essere già prescritto e che Scajola, presente oggi in aula, avrebbe commesso in favore dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, deceduto lo scorso 16 settembre a Dubai, dove si era rifugiato da dieci anni dopo essere stato condannato in via definitiva a tre anni di carcere, a conclusione del processo “Olimpia”, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nei confronti dell’ex ministro, la Procura non ha fatto appello. Nell’udienza di oggi, gli avvocati degli imputati Martino Politi e Maria Grazia Fiordalisi hanno formulato alcune eccezioni circa l’ammissibilità del ricorso dell’accusa contro l’assoluzione ottenuta dai loro assistiti in primo grado. La Procura generale ha insistito, invece, sulla richiesta di riapertura dell’istruttoria dibattimentale chiedendo che in aula venga sentito il collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo. La Corte d’Appello, presieduta da Lucia Monica Monaco, si è riservata di decidere sia sulle eccezioni della difesa sia sulla richiesta della Procura generale. Lo farà probabilmente nella prossima udienza fissata per il 22 marzo. Nell’ambito dell’inchiesta “Breakfast”, coordinata dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, l’ex ministro Scajola era stato anche arrestato nel 2014 dalla Dia.