REGGIO CALABRIA – Rigettato il ricorso di Giuseppe Falcomatà. Dopo la sua condanna in primo grado a un anno e 4 mesi di reclusione per abuso d’ufficio nel contesto del “processo Miramare”, il sindaco di Reggio Calabria rimane sospeso dalla sua carica per complessivi 18 mesi dalla data del verdetto ai sensi della “Severino”.
«Manifestamente infondata» è stata poi ritenuta la questione di legittimità costituzionale avanzata dalla difesa di Falcomatà per la ritenuta violazione di alcuni articoli della nostra Legge fondamentale da parte della stessa “legge Severino”.
A pronunciarsi in questo senso, il Tribunale civile di Reggio Calabria (presidente, Giuseppe Campagna), che ha definito «assolutamente infondati» i motivi di ricorso addotti per impugnare i decreti prefettizi di sospensione in quanto emanati prima del deposito della motivazione del pronunciamento e «in assenza d’istruzione e motivazione».
In realtà, secondo il collegio, il prefetto Massimo Mariani «in piena conformità al disposto legislativo» s’è limitato a riscontrare l’esistenza di una condanna in capo all’amministratore per uno dei reati previsti dalla “legge Severino”. E «altro non avrebbe dovuto e potuto fare».
D’altro canto, le motivazioni a supporto della sentenza non avrebbero potuto essere in alcun modo essere «valutati» dal Prefetto, tenuto solo a formalizzare la sospensione, «senza poter entrare nel merito».
Si confida adesso nel processo di riforma profonda della “Severino” che diversi partiti stanno tentando di portare avanti in Parlamento.
Si registra al riguardo il commento successivamente diramato dall’interessato.
«Nessuna sorpresa, una posizione che oggettivamente mi aspettavo – ha rilevato Giuseppe Falcomatà – considerando il rigetto al sindaco di Catania ed in generale gli esiti dei tanti ricorsi ad oggi presentati dai vari sindaci ed amministratori che sono incorsi nell’applicazione della Severino.
Il ricorso per quanto mi riguarda era semplicemente un atto dovuto, sul quale non nutrivo eccessive speranze – ha puntualizzato il sindaco sospeso –, ma che andava presentato per segnalare il disagio di tanti sindaci ed amministratori verso le conseguenze di una norma che, sanzionando anche i presunti abusi lievi, produce effetti perversi ed ingiusti. D’altronde le posizioni espresse da Anci e da migliaia di sindaci di tutta Italia lo raccontano meglio di me.
Ciò che mi aspetto adesso è che la politica si occupi degli aspetti ordinamentali, contribuendo a superare l’impasse che l’applicazione della Severino ha generato e sta generando in tante aree del nostro Paese».