REGGIO CALABRIA – “Quante volte la sezione “Condò” e tutta l’Anpi si sono sentite dire e continuano a sentirsi dire “Ancora con questa storia del fascismo…”. Ovviamente, il fascismo, come fenomeno, non c’è più. Mussolini non c’è più, non ci sono piccoli “balilla”, non si parla di “impero”, eccetera. Insomma, l’Italia, con tutti i suoi limiti e tutti i suoi difetti, fortunatamente, è democratica e repubblicana. E antifascista, sebbene, ahinoi, sempre più messa in discussione sotto questo aspetto. Sì, “il fascismo non c’è più”. Ma c’è chi si ispira ad esso – così una nota diffusa proprio dalla sezione “Condò” dell’Anpi nella giornata di ieri, 28 ottobre, in cui ricorreva il centenario della Marcia su Roma di Benito Mussolini -. C’è chi ha celebrato questo evento in tutta Italia con tanto di striscioni, con la nostra città che, naturalmente, non ha fatto eccezione con un “Reggio marcia ancora 1922-2022 NFP”.
Queste celebrazioni non sono una novità, basti pensare alle innumerevoli adunate a braccio romanamente teso in segno di saluto in svariate occasioni, alle manifestazioni a Predappio sulla tomba di Mussolini, alla vendita di gadget fascisti ed altre simili oscenità. Tutto ciò, senza alcun freno da parte delle autorità, che, è bene ribadirlo, dovrebbero far rispettare la “XII Disposizione transitoria e finale”, che vieta la riorganizzazione di un disciolto partito fascista che, fortunatamente, non è rinato, ma al quale si ispirano più o meno velatamente diverse attuali formazioni politiche.
“Il fascismo non c’è più”? Ok, ma c’è il “neofascismo”, allora. Questo dato è innegabile. Un “fascismo attualizzato”. E pericolosamente diffuso e radicato lungo tutta la penisola, visto che non si assiste sempre più ad a stomachevoli rigurgiti, ma ad una purulenta emorragia. Pericolosamente perché va oltre una già condannabile esaltazione di un periodo storico drammatico per l’Italia. E perché fa cosa ben diversa dal portare avanti pensieri ideologici conservatori dai quali siamo comunque lontani.
Infatti, facendo solo un esempio, questi pensieri si trasformano in un concetto di società razziale e machista, con un consequenziale attacco allo straniero, alla donna o alla persona omosessuale, non soltanto nel già grave colpo ai diritti, ma, troppo spesso, in violenze psicologiche o fisiche dirette o indotte ideologicamente.