REGGIO CALABRIA – Il nuovo anno delle strutture psichiatriche di Reggio Calabria e comprensorio, già provatissime da un 2021 d’estrema precarietà e connotato da un ascolto assolutamente incostante, si apre all’insegna di un’accorata “lettera aperta” al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto.
«Con la presente, desidero richiedere il Suo sostegno – scrive al Governatore calabrese Giuseppe Foti, al timone del Coolap, il coordinamento dei lavoratori psichiatrici di Reggio Calabria – per evitare che a molti pazienti psichiatrici, quindi soggetti fragili, venga precluso il costituzionale diritto alla cura. Sono un semplice operatore del sociale che lavora all’interno di una delle tante strutture psichiatriche del territorio di Reggio Calabria. Oggi, con questa lettera aperta, mi voglio rivolgere, non solo al Presidente della Regione Calabria, ma soprattutto all’uomo.
Come forse saprà, sul territorio di Reggio Calabria operano da tanti anni molte strutture psichiatriche, dove quotidianamente molti operatori svolgono quello che io definisco con orgoglio un “mandato sociale”. Prima come uomo e poi come operatore cerco sempre, con amore e umiltà, “d’incontrare gli ammalati, amandoli nei loro mondi, senza temere i loro inferni” come insegna Arnaldo Ballerini, noto psichiatra italiano.
Dopo questa necessaria premessa, voglio sottoporre alla Sua attenzione uno dei problemi più importanti che ritengo, senza paura di smentita, vada contro la convenzione sui diritti delle persone con disabilità: ovvero il blocco dei ricoveri e di conseguenza il mancato diritto alla cura».
Una decisione, quella di bloccare gli accreditamenti e dunque i ricoveri, che Foti e gli altri operatori psichiatrici reggini considerano «orribile» e di dubbia costituzionalità, «presa più di sei anni fa da qualche burocrate senz’anima, conduce solo alla vicina chiusura di un intero comparto assistenziale che opera sul territorio da più di trent’anni.
La cosa, comunque, che più mi addolora è che questa presa di posizione abbia obbligato molte famiglie con a carico soggetti psichiatrici al ricovero dei propri congiunti lontano dagli affetti e dalla propria terra. Ho ricevuto molte telefonate da parte dei familiari disperati, che cercano supporto perché il proprio congiunto ha tentato più volte di suicidarsi o perché non possono accedere ai servizi per i ricoveri sospesi. Il mancato accreditamento delle strutture fa parte di tutto l’apparato di ingiustizie alle quali dobbiamo sottostare, ma senza mai precluderci il diritto di denunciare e lottare civilmente».
Ad avviso di Giuseppe Foti & C., «le responsabilità sono molteplici e non attribuibili alla maggior parte degli operatori che, insieme al Coolap (Coordinamento lavoratori psichiatria) di cui faccio parte attiva, hanno preso in mano la situazione cercando tutt’oggi di porvi rimedio. La psichiatria va sempre più verso altre forme evolute di riabilitazione nelle quali il concetto d’inclusione e di diritto sono cardine ed espressione di civiltà. A questo proposito desidererei che la nostra terra e la nostra gente più svantaggiata e fragile abbia il massimo della cura e sono sicuro che Lei sia d’accordo con me.
Per tale motivo è urgente fare i primi passi per dare ai servizi capacità di programmazione e questo si può fare solo con gli accreditamenti delle strutture e prima ancora con lo sblocco immediato dei ricoveri. L’agonia della psichiatria sociale deve cessare per dare risposte concrete al malessere delle persone, superabile solo con il radicamento dei servizi sul territorio, cercando opportunità relazionali, abitative e lavorative che permettano alle persone di ricomporre il corso delle proprie esistenze. Questo non è altro che ridare un’anima a quella rivoluzione che Franco Basaglia ci ha consegnato con la legge 180, strumento che non ha smesso mai di parlare al futuro e che rappresenta un patrimonio culturale e sociale inestimabile da salvaguardare.
Sono sicuro e speranzoso che Lei non tarderà a rispondere a questa mia lettera dai contenuti umani e sociali – così Foti, rivolgendosi una volta di più a Roberto Occhiuto -, che rendo pubblica perché è forte il desiderio che arrivi alla Sua attenzione».