REGGIO CALABRIA – Seduta tesa e protrattasi nel tempo, ma con una partecipazione di pubblico molto limitata, una trentina di persone, quella del Consiglio comunale “aperto” tenutosi quest’oggi a Palazzo San Giorgio.
Non più di una trentina di persone hanno preso posto tra i banchi del pubblico; eppure, quest’occasione d’Aula – incentrata sui presunti brogli delle Comunali 2020 e sul controverso restyling di piazza De Nava – è stata oggetto di svariate dispute in questi mesi, sui tempi e sul luogo del suo svolgimento.
«La partecipazione c’è stata comunque – taglia corto il presidente del Consiglio Enzo Marra dialogando col cronista –, 15 interventi, alcuni dei quali su entrambi i punti all’ordine del giorno, lo attestano. I tempi e il luogo della sua programmazione? Un po’ di ritardo c’è stato, ma è comprensibile considerando la situazione-Covid.
E proprio in relazione alle necessarie restrizioni anti-pandemia abbiamo pensato di tenere l’Assemblea “aperta” qui a Palazzo San Giorgio, luogo fra i più sicuri che abbiamo. Ci sono tutte le misure di sicurezza in atto: la Polizia municipale, l’ufficio accoglienza… non vedo perché avremmo dovuto farlo altrove».
Nel merito, la questione più “politica” era ovviamente quella dei presunti brogli, che peraltro affonda robustamente le sue radici sul versante giudizario: come si ricorderà, hanno avuto luogo pure diversi arresti, tra i quali quello dell’ex capogruppo del Pd a Palazzo San Giorgio Nino Castorina, nel frattempo scarcerato.
Il leader dell’opposizione di centrodestra al Comune, l’ex candidato sindaco Nino Minicuci (Lega), è convinto che proprio il versante processuale riserverà sorprese che si riverbereranno senz’altro sul crinale politico-istituzionale reggino.
«Questo tema è certamente di grande attualità, anche se sono passati ormai sette mesi da quando avevamo chiesto che avesse luogo questo Consiglio comunale “aperto” – spiega l’esponente leghista –. Anzi, presto sarà d’attualità ancor maggiore perché ad aprile scadrà il periodo del secondo supplemento d’indagini richiesto dalla Procura reggina, a testimonianza del fatto che secondo gli inquirenti negli accadimenti del settembre di due anni fa c’è qualcosa di molto rilevante».
I lavori iniziano intorno alle 10. Ma già allo start, i primi a intervenire – l’ex consigliere comunale di Destra Beniamino Scarfone, il portavoce di Ancora Italia Calabria e “anima” del comitato Reggiononsibroglia Peppe Modafferi, il presidente di Reggio Futura Italo Palmara, Francesca Stillitano del Codacons – spiegano di trovarsi di fronte a un’Assemblea open che a loro avviso lascia molto a desiderare.
Intanto perché «ad alcuni cittadini è stata impedita la partecipazione ai lavori»: il motivo consiste peraltro nel mancato possesso di Green Pass. E poi le modalità di convocazione, la scarsa pubblicizzazione del Consiglio comunale “aperto” non convincono, «non potevano che generare questa partecipazione», esternano gli interventori non solo politici, mostrando i pochi scranni per il pubblico parzialmente disertati.
Viene così motivata l’immediata uscita dall’Aula di una buona dozzina dei già pochi presenti.
Vari consiglieri comunali, da Filomena Iatì (Impegno e identità) a Demetrio Marino (Fratelli d’Italia) a Federico Milia (capogruppo di Forza Italia) si diranno del tutto d’accordo.
Con una nota stampa quasi contestuale, fa peraltro sapere un altro rappresentante dell’estrema Destra, il portavoce del Movimento sociale-Fiamma tricolore Peppe Minnella, che i dirigenti del partito hanno deciso «di non partecipare con alcun nostro rappresentante a quella buffonata – così la nota diramata agli operatori dell’informazione – messa in piedi dal circo falcomatiano che amministra la città».
Un Consiglio indetto «in piena ondata di contagio da Covid» e peraltro convocato «dopo quasi un anno dalla raccolta-firme dei cittadini» secondo la Fiamma tricolore, che a suo tempo fu tra i promotori del ricorso allo strumento di partecipazione popolare, incarna «un vero e proprio insulto ai cittadini, operato da chi senza vergogna alcuna ha distrutto e umiliato la città negli ultimi otto anni».
Sul tema, su iniziativa del presidente della Commissione di Controllo e garanzia Massimo Ripepi (Coraggio Italia) è stata richiesta l’istituzione di una Commissione consiliare d’inchiesta. «Ma al di là del documento, io chiedo di più: chiedo di metterci insieme alle associazioni e guardare da fuori “al di dentro” di questo Palazzo, di rimettere i fari sulla grave situazione in materia di trasparenza dando vita a un vero Comitato di salute pubblica», ha protestato l’esponente di Coraggio Italia.
A seguire, per offrire una proiezione plastica della gravità della situazione in tema di trasparenza e delle violazioni di quel Codice etico – varato anni prima da Avviso pubblico, e – sottoscritto dall’Amministrazione comunale, Ripepi ha platealmente stracciato in Aula una copia cartacea del Codice etico, a simboleggiare la circostanza che «questi amministratori non gli danno alcun valore».
«La discussione di oggi non m’appassiona per nulla – ha spiegato il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti, nel suo intervento a chiusura del dibattito –. Intanto: decenza vuole che nessuno s’intrometta nelle vicende oggetto delle indagini. Alla luce di ciò che è accaduto oggi, penso peraltro che forse sarebbe convenuto a una certa parte politica, che non è la mia, che non fosse stato mai convocato questo Consiglio comunale: almeno avreste potuto continuare ad accusarci di questo sulla stampa. Invece c’è stato il Consiglio comunale “aperto”, s’è svolto assolutamente come da Regolamento. A proposito: è arrivato adesso il delegato di Palazzo e ha confermato che tutt’e 15 gli artefici degli interventi programmati, debitamente prenotati per tempo, sono stati ammessi in Aula. Hanno semmai deciso loro d’andar via. Tutta la città, peraltro, può assistere in diretta streaming. Ciò detto, a processo finito, dico una cosa: non siete voi a doverci convincere della necessità di punire duramente gli eventuali responsabili dei reati contestati: per me, se giudicati colpevoli, dovrebbero avere il massimo della pena».
Peraltro l’Assemblea pubblica «è un’altra cosa: oggi s’è tenuto invece un Consiglio comunale “aperto”», ha scandito Brunetti, contestando a Demetrio Marino e altri d’aver finto d’essersi confusi al riguardo.
E il Codice etico stracciato in Aula? «Ripepi, l’atto che ha compiuto è mortificante – l’ha redarguito il primo cittadino facente funzioni -. Non per noi, per lei stesso: nel 2016, quando noi abbiamo votato il Codice etico, lei votò contro… quindi lei non è titolato non dico a contestarcene le prescrizioni, ma neanche a leggerlo».
Dopo due ore dall’inizio dei lavori, la votazione: 17 contrari, 9 favorevoli, un’astensione, niente Commissione.