Italia dei valori si sente fortemente di centrosinistra, ma si smarca dal centrosinistra. Si può ben riassumere così la posizione espressa dal segretario regionale di Idv ed ex senatore Francesco Molinari, a pochi mesi da votazioni che, ricorda lui stesso, «s’avvicinano inesorabili».
E questo anche anche perché «nessuno avrà più alcun alibi per rinviarle».
Il punto è che, a circa tre mesi dalle Regionali, s’assiste a “teatrini” politici su tutte le sponde.
Da un lato il pur non nominato Nino Spirlì, che «ha svolto il ruolo che gli è capitato, più come un teatrante da avanspettacolo che come l’Ufficio avrebbe meritato». Epperò anche un centrodestra che nel gennaio 2020 ha vinto con 100mila voti di scarto e allestirà senz’altro liste competitive, e «sarebbe riduttivo» pensare che questo possa avvenire per mero clientelismo o voto di scambio, ragiona Molinari.
Sull’altro fronte, però, lamenta il segretario regionale di Idv, c’è un “teatrino” molto simile, «con tanti galli nel pollaio e null’altro, se non marcare il terreno dei rispettivi orticelli».
«La cosa che più amareggia» i dipietristi calabresi, spiega l’ex senatore, è d’«essere stati esclusi da qualunque discussione su programmi e men che meno sul candidato a Presidente della Regione». E questo, proprio «nel campo in cui idealmente crediamo di far parte». Quindi nessun confronto sulle cose da fare e, con Idv almeno, nessun confronto anche sul nome di Nicola Irto (né sugli altri).
Un ostracismo arduo da spiegarsi, ma che difficilmente può restare privo di conseguenze politiche.
Il corollario dell’atteggiamento tenuto dal centrosinistra calabrese nei confronti di Italia dei valori ne “scioglie” i vincoli. «A questo punto, ci sentiamo totalmente liberi di decidere e scegliere non sull’ipocrita chiamata alle armi contro il nemico (da chi, peraltro non si è mai fatto scrupolo di usare stesse condotte ogni volta che ha avuto la possibilità di gestire la cosa pubblica) ma leggendo programmi e valutando, soprattutto, i nomi presenti nelle liste».
E il riferimento finale alla possibilità offerta dal voto di «rivoluzionare i pronostici» fa ben intuire da che parte ritroveremo, diremmo non inaspettatamente, Italia dei valori.