Roba da non crederci. Neppure il tempo d’ottenere il placet dell’intera coalizione di centrosinistra – ove mai questo fosse avvenuto, o potesse avvenire – che il piddino Nicola Irto si ritira da candidato Governatore calabrese.
Irto, reggino, era stato presidente del Consiglio regionale durante la scorsa consiliatura, quando presidente della Regione era il navigatissimo Mario Oliverio di San Giovanni in Fiore, nel Cosentino. Adesso è vicepresidente d’Assemblea per la minoranza. Da mesi si sa che sarebbe stato proprio lui il candidato alla Presidenza per la coalizione di centrosinistra. O quantomeno del Partito democratico, per cercare d’allargare poi il più possibile il perimetro dell’alleanza a supporto. Ma da quel primo annuncio, a favore di un votatissimo consigliere regionale come il giovane (39 anni) Irto, d’acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Per esempio, gli altri partiti del centrosinistra non si sono minimamente spesi a favore del suo nome.
Anzi.
Già nel Pd, l’idea delle Primarie – fascinose ma farraginose, eppure indispensabili per coinvolgere la società civile – ha trovato un botto di resistenze ingiustificabili. Molti tra i probabili alleati hanno nicchiato. Alcuni altri hanno tirato fuori esplicitamente un “loro” nome per le primarie (per esempio Italia viva, col sindaco di Diamante ed ex segretario regionale del Pd Ernesto Magorno). Altri, hanno fatto capire che nella partita-Primarie ci sarebbero stati, ma a loro volta con un nome proprio (Io resto in Calabria). E soprattutto, se il sottosegretario per il Sud e deputato alla seconda legislatura Dalila Nesci ha detto esplicitamente che le Primarie dovevano essere la bussola per una coalizione ampia e per sbarrare il passo alle Destre (che già avevano vinto nel gennaio 2020, sarà bene ricordarlo…), praticamente l’intera deputazione pentastellata calabrese ha risposto col gelo assoluto.
Di qui, il post rilasciato da Nicola Irto sui social network, a rilanciare l’intervista rilasciata a Susanna Turco dell’Espresso: «Per mesi ho lavorato al mio programma di governo per cambiare la Calabria, coinvolgendo giovani, società civile, imprenditori, mondo universitario. Adesso, però, ho dovuto prendere atto che non ci sono le condizioni per andare avanti e l’ho scritto ad Enrico Letta. Ho provato a spiegare le motivazioni della mia scelta». E, a seguire, il link all’intervista rilasciata alla collega Turco.