Lo scorso anno la delibera di giunta numero 421 del 5 giugno 2014 sugli oneri concessori fu annullata in seguito alla segnalazione dell’Ordine degli Ingegneri perché alla base vi erano “errori e vizi”. Lo stesso sta accadendo, sempre secondo l’ordine professionale, anche quest’anno, con la delibera numero 279 del 28 aprile 2015, che già aveva revocato la precedente numero 212 del 9 aprile 2015 in cui si adeguava il solo costo di costruzione ma non gli oneri di urbanizzazione.
“Una delibera illegittima – scrive il presidente dell’Ordine, Santi Trovato – e pertanto da annullare immediatamente al fine di evitare danno erariale e disagi all’utenza in generale”.
Il costo di costruzione nell’allegato A è riportato: (106.1/105.7)x(100-100) = 0.38 %. Due parentesi di troppo, anzitutto, che comporterebbero come risultato sempre zero. Mentre sarebbe stato corretto scrivere (106.1/105.7) x 100-100 = 0.38 %.
Ma soprattutto – afferma Trovato – dalla verifica dei dati Istat riferiti al mese di gennaio 2015 il primo coefficiente è invece 106.20. Tale circostanza determina: (106.2/105.7)x100-100 = 0.47 % da cui il costo aggiornato risulta essere 246.52+(246.52*0.47%) = €. 247.68.
Si passa poi agli oneri di urbanizzazione. L’incremento percentuale passa dallo 0,38 % della parte motiva allo 0.58 % del deliberato ed è incomprensibile come si sia giunti agli importi del 2015 stralciati dalla citata delibera. “Infatti – prosegue Trovato – sia applicando l'incremento dello 0,38% sia quello dello 0,58% non si ottengono mai i valori riportati. Sorge il sospetto, che il passaggio dai valori del 2014 a quelli "adeguati" del 2015 sia stato ottenuto sommando all'importo del 2014 il valore fisso, uguale per tutti le voci, di 0,38 (?). Sospetto che diventa realtà verificando che ogni singolo importo di ogni casella è ottenuto dall'omologo dell'anno 2014 sommando per l'appunto 0,38 (ma non si trattava di una percentuale?)”.
Si tratta – secondo l’Ordine degli Ingegneri – di “palesi errori dei parametri, di formule e di calcolo”. L’auspicio, per il futuro, è “una radicale modifica tale da eliminare la continua proposizione di delibere viziate che devono essere annullate o revocate, creando potenziale danno erariale alla Pubblica Amministrazione e disagi alla cittadinanza”.