Spettabile Redazione
La lettura dell’articolo pubblicato ieri dal vostro Giornale dal titolo “Taormina, si salvaguardi arredo e futuro architettonico del San Domenico”, mi porta a formulare alcune brevi riflessioni che ritengo doveroso condividere con i lettori. L’articolo riporta per lunghi tratti una nota di Legambiente che prende spunto dal progetto di ristrutturazione dell’hotel San Domenico per poi allargare i riferimenti su argomenti più ampi, ancorché caratterizzati da genericità e indeterminatezza, che pongono sul banco degli imputati la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Messina, con espressioni che riversano ombre e tinte fosche all’operato dell’Ufficio che dirigo. Per non confondere il lettore con contorsionismi linguistici proverò a chiarire il ragionamento prendendo spunto direttamente dal testo della lettera pubblicata su codesta testata.Bene fa Legambiente a ricordare che il San Domenico è un complesso “che per bellezza, antichità e valore, sia dell’edificio sia degli arredi, rappresenta un unicum nel panorama degli alberghi storici, essendo più un museo che una residenza di lusso, anche per le preziose collezioni di arredi sacri, ceramica, dipinti e così via che vi si conservano”. Altrettanto bene farebbe nel ricordare ai lettori che lo scorso mese di marzo la Soprintendenza di Messina, di propria iniziativa e senza altri supporti, ha dapprima individuato e poi bloccato l’asta che avrebbe consentito la vendita del patrimonio storico artistico presente nell’ex Convento, e sottoposto a vincolo di legge, e di poterlo portare via obbligando la casa d’aste a ritirare e correggere il bando di vendita già pubblicato sul proprio sito. Se i ricorsi intentati dalla Casa d’aste non dovessero essere accolti il patrimonio storico artistico dell’ex Convento potrà cambiare proprietario ma dovrà rimanere lì dov’é. Se dovesse andare come ci auspichiamo che vada saremo riusciti a impedire un’azione che avrebbe legittimato l’acquirente a portare a casa propria l’opera battuta all’asta. Un’azione solitaria, quella della Soprintendenza che dirigo, che ha visto l’attenzione della stampa cartacea e on line, come è possibile accertare spulciando nella rassegna stampa di quei giorni.Dunque, quale cambio di rotta esige Legambiente? Quale misura “è oltremodo colma sotto il profilo della mancanza di salvaguardia del patrimonio e dell’identità storica”? La direttrice che caratterizza l’azione della Soprintendenza di Messina è una e una sola, come altrimenti non potrebbe essere, e consiste nella pedissequa applicazione dei principi e delle norme presenti nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. Un operato che, diversamente da quanto riportato nell’articolo pubblicato dal Vostro quotidiano, fino a questo momento ha permesso di salvaguardare il patrimonio e l’identità storica di Taormina e della Sicilia. La nota di Legambiente non si ferma qui. Contesta alla Soprintendenza, in solido con l’Assessorato regionale dei beni culturali, che “troppo spesso … hanno dimostrato debolezza, nascondendosi sotto taciti consensi e ambigue motivazioni, malgrado i ripetuti solleciti, di fronte agli attacchi speculativi che hanno fortemente depauperato il patrimonio culturale e paesaggistico di Taormina e del suo comprensorio”. Affermazioni molto forti, quelle di Legambiente, che tuttavia non dicono e non permettono di capire a chi e a cosa facciano riferimento, lasciando al lettore la libera facoltà di supporre l’esistenza di qualcosa di poco chiaro nascosto “sotto taciti consensi e ambigue motivazioni”. Nel corso degli ultimi cinquant’anni Taormina ha quasi raddoppiato la popolazione residente e moltiplicato considerevolmente la disponibilità alberghiera di posti letto e di seconde residenze. Le trasformazioni impresse al territorio e da questo subite sono sotto gli occhi di tutti ed hanno visto la partecipazione di un numero talmente alto di attori che appare alquanto azzardato cercare un capro espiatorio nell’operato della Soprintendenza di Messina. Per parte mia rispondo dell’azione esercitata dall’Ufficio che dirigo dall’1 luglio 2016. Senza alcuna pretesa, ma per giusta informazione e cronaca, posso rispondere che la Soprintendenza di Messina non ha mai rilasciato tanti pareri negativi in materia di tutela e conservazione del paesaggio quanti ne sono stati rilasciati in questo ultimo anno e mezzo. Se ciò non è un indicatore di qualità della tutela del paesaggio è certamente un segno di grandissima attenzione e di ulteriore contrazione dei criteri di valutazione degli interventi sottoposti alla valutazione discrezionale dell’Ufficio. Un’attenzione che ha accompagnato l’azione di valutazione della compatibilità paesaggistica dell’elisuperficie realizzata in occasione del G7, nell’immediata prossimità del centro storico di Taormina, a due passi dal Teatro antico e dalle ulteriori emergenze archeologiche, architettoniche e paesaggistiche. Anche in questo caso un’azione svolta in solitario che qualche giorno fa ha trovato conferma nell’unanime voto negativo espresso dal Consiglio Regionale dell’Urbanistica. L’azione della Soprintendenza costituisce, a nostro parere, una concreta e valida resistenza “da parte delle istituzioni preposte alla corretta e sostenibile gestione del patrimonio”, e smentisce con i fatti l’asserita contestazione che si legge nell’articolo pubblicato lunedì scorso dal Vostro giornale. In ultimo, non è compito di una Soprintendenza valutare la compatibilità paesaggistica delle proposte progettuali con il metro dei fatturati e dei bilanci aziendali. Certamente dispiace, e non poco, leggere di licenziamenti o di messa in mobilità di lavoratori e maestranze, tuttavia l’attività che il mio Ufficio è chiamato ad esercitare ed esercita, senza soluzione di continuità, è finalizzata a impedire spoliazioni, danneggiamenti e modifiche contrarie alla tutela e alla salvaguardia del patrimonio culturale.
Orazio Micali
Soprintendente per i beni culturali ed ambientali della provincia di Messina