«Le attività della Giunta municipale saranno sospese per la pausa estiva da venerdì 12 a lunedì 22 agosto» informano da Palazzo Zanca con un comunicato stampa. Al rientro dalle ferie agostane, l’esecutivo guidato dal sindaco Renato Accorint potrebbe ritrovarsi tra le mani la delibera sul dissesto.
Dopo averlo detto in commissione bilancio, ripetuto in commissione servizi sociali, anche nella conferenza stampa di ieri mattina l’assessore Luca Eller ha ribadito che per il Comune di Messina il rischio default esiste, ed è molto più concreto di quanto non fosse qualche mese fa. Tanto che l’esponente della giunta si è già portato avanti col lavoro facendo predisporre la delibera dagli Uffici (vedi qui).
Rispetto alle precedenti occasioni in cui l’assessore toscano ha parlato di ipotesi dissesto, c’è un dettaglio nuovo che merita di essere evidenziato: questa volta – con accanto il sindaco Accorinti che annuiva – Eller ha detto chiaramente che ci sono responsabilità imputabili a questa amministrazione.
Innazitutto, l’ex badante chiamato a sostituire Guido Signorino ha evidenziato come nel periodo ante e post 2014 siano stati prodotti ben 15 milioni di euro di debiti fuori bilancio, che vanno a sommarsi a quella montagna di debiti che il Comune si porta dietro dalle passate gestioni. Il dato fortemente negativo – ha spiegato l’esponente della giunta Accorinti – è un fatto intollerabile, in quanto va ad incidere sulla capacità di spesa del Comune, costretto a tagliare in altri settori, come i servizi sociali.
Le dichiarazioni di Eller conducono ad una inevitabile considerazione: quando la giunta Accorinti sostiene che i debiti sul gruppone di Palazzo Zanca sono stati prodotti solo da quellichereanoprima è una bugia. Anche l’attuale amministrazione ne ha prodotti, aggravando la situazione economico-finanziaria dell’ente, che era già sull’orlo del fallimento nel 2013, al momento dell’insediamento di sindaco ed assessori (vedi qui) .
L’esistenza di nuovi debiti non è l’unica nota dolente messa in luce in conferenza stampa dall’assessore toscano, che ha aspramente criticato anche la gestione delle società partecipate di Palazzo Zanca, sottolineando la mancanza di controlli e di interventi. «Sono del tutto insoddisfatto di come funzionano alcune cose nelle partecipate. Non tollero che non vengano trasmessi i dati: va cambiato registro, Noi, Comune, abbiamo il controllo analogo delle partecipate. E’ come se avessimo la casa di un figlio a cui paghiamo le spese, abbiamo il dovere di controllare ed intervenire. Ad esempio, i cittadini pagano per un servizio di raccolta e smaltimento rifiuti che fa letteralmente schifo e questo è inaccettabile. Sulle partecipate si va a briglie sciolte».
Oltre che sulla gestione delle partecipate, una colpevole assenza di controlli Eller l’ha rilevata anche sul piano decennale di riequilibrio (già squilbrato per una cifra che oscilla tra 50 e 100 milioni di euro), a cui la giunta si è disperatamente aggrappata per provare a scongiurare il dissesto, scaricando lì dentro 500milioni di euro di debiti da sanare con misure che ad oggi si sono rivelate insufficienti ed inadeguate. «E’ mancato quel monitoraggio minimo che la legge impone dopo l’approvazione da parte del Ministero, ma che in attesa del pronunciamento da Roma sarebbe stato opportuno fare per valutare l’effettiva sostenibilità della manovra. E’ stata una delusione per me apprendere che non fossero stati fatti controlli», ha affermato sconsolato, sempre con il sindaco compiacente al suo lato.
C’è però un punto su cui Eller ha cambiato versione tra quando gli sedeva accanto Accorinti e quando questi è dovuto andare via per partecipare ad una conferenza stampa in Sala Ovale, e precisamente rispetto alla sua valutazione in merito all’opportunità e/o necessità di dichiarare il dissesto già nel 2013, per via di quei 500 milioni di euro di debiti (tra accertati e potenziali) a carico del Comune. Davanti al sindaco, Eller ha affermato che è stata una scelta politica condivisibile quella di tentare la strada della procedura di riequilibrio, perché la normativa lo consentiva e poteva essere una possibilità per risanare i conti comunali; quando in Sala Giunta è rimasto da solo ha invece puntualizzato che, al di là della indiscussa legittimità della procedura seguita, forse sarebbe stato il caso di soffermarsi con più attenzione sulla sostenibilità del piano, che avrebbe dovuto coprire 50 milioni di euro di debiti all’anno per 10 anni, e non arrivare oggi -dopo tre anni – a reailzzare che ne servono almeno 30 per poter lentamente sgravarsi del peso di quella enorme massa debitoria.
Il sindaco Accorinti peraltro continua a rivendicare con orgoglio, lo ha fatto anche ieri in conferenza stampa, che il Comune di Messina si è fatto promotore di un emendamento che mira a prolungare da 10 a 30 anni il pagamento dei debiti inseriti dagli enti nei rispettivi piani di riequilibrio. Non prende neanche minimamente in considerazione l’idea che si tratti di una implicita ammissione di fallimento del percorso seguito sino ad oggi. Con l’aggravante che se non fosse arrivato l’assessore forestiero a dire pane al pane e vino al vino, mettendo a nudo tutte le lacune del piano di riequilibrio, questo sarebbe stato ancora descritto – come sistematicamente avvenuto in questi tre anni – come la panacea di tutti mali.
Per la verità, anche l’assessore Eller non si sottare del tutto alla propaganda politica. Nella conferenza stampa di ieri, ad esempio, si è lasciato andare a qualche entusiasmo di troppo descrivendo il risultato del consuntivo 2015. «La gestione ordinaria del Comune è in pareggio» ha detto premettendo che si trattava di una nota positiva, salvo poi dover aggiungere che «il consuntivo va in disavanzo per 93 milioni di euro, pari alla somma emersa dal riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi (96 milioni meno i tre milioni e 200 mila euro già spalmati nel previsionale 2015».
Dire che il consuntivo è in pareggio se non si considerano le passività emerse dal riaccertamento è come dire che una persona ha oggi un perfetto peso forma perché non non ha preso neanche un chilo nell’ultimo anno, anche se sulla bilancia si fanno sentire i 30 chili messi su trent’anni fa .
E' certamente una strategia comunicativa, che appare tuttavia come un tentativo di edulcorare la realtà.
Danila La Torre