L’accordo fu firmato lo scorso 23 aprile. Entro 15 giorni da quella data, come previsto dall’articolo 4 dell’intesa, “l’Ente Porto si impegna all’abbandono del giudizio di appello contro la sentenza 191/2013 del Tribunale di Messina e del giudizio iscritto al Numero di registro generale 4121/2010 pendente innanzi allo stesso Tribunale. L’Autorità Marittima dovrà redigere verbale di consegna delle aree demaniali, opere e specchi acquei ricompresi nella Zona Falcata, e non ancora consegnati all’Autorità Portuale”.
Di giorni non ne sono passati 15 ma 191. Alla fine, però, ecco finalmente il verbale di consegna. Il primo dei due procedimenti giudiziari, inoltre, è stato estinto con provvedimento dello scorso 17 luglio da parte del Tribunale.
Tutti presupposti affinché si possa finalmente mettere in pratica l’obiettivo, vale a dire la riqualificazione e lo sviluppo della Zona Falcata. Una contestazione sulla titolarità di alcune aree è giunta anche dal Comune ma non dovrebbe rappresentare un grosso ostacolo all’attuazione del Piano Regolatore Portuale, per il quale si attende però l’approvazione della Valutazione Ambientale Strategica da parte della Regione.
La “sorpresa”, nel verbale redatto dall’Autorità Marittima, è che “non risultano ulteriori aree demaniali marittime da consegnare perché tutta la zona falcata, ad eccezione delle aree militari, è già stata consegnata all’Autorità Portuale per consentirne la gestione”. E se ne spiegano i motivi. La legge regionale numero 191 del 15 marzo 1951 non riguarda (e non poteva riguardare) la titolarità delle aree ma solo la cessione temporanea e la successiva riconsegna alle amministrazioni concedenti. Per cui “si esclude qualsivoglia titolarità delle aree in capo all’Ente Porto, anche perché la titolarità delle aree demaniali marittime del Porto non è mai stata trasferita alla Regione ed è sempre rimasta in capo allo Stato”.
L’Ente Porto doveva richiedere regolari concessioni demaniali e così ha fatto nel 1961 per il bacino di carenaggio (nel 2006 concesso per vent’anni ai Cantieri Palumbo) e nel 1978 per l’ex stazione di degassifica, ottenendo i relativi atti di sottomissione temporanei da parte del Ministero della Marina Mercantile, poi decaduti per mancato utilizzo.
Praticamente tutto il contenzioso tra Autorità Portuale ed Ente Porto, che ha bloccato lo sviluppo della Zona Falcata negli ultimi vent’anni, non avrebbe avuto ragione di esistere. Prima dell’accordo del 23 aprile, invece, erano ancora due i procedimenti in corso. L’Ente Porto aveva proposto appello contro la sentenza di primo grado numero 191 del 25 gennaio 2013 del Tribunale di Messina; il Cga, invece, con sentenza numero 91 del 25 gennaio 2010, aveva annullato le ingiunzioni di sgombero da parte dell’Autorità Portuale nei confronti dell’Ente Porto sulle aree del bacino di carenaggio e della ex stazione di degassifica. Una sentenza, quest’ultima, che comunque non riguardava la titolarità delle aree e che, secondo l’Autorità Marittima, “non è condivisibile” per una lunga serie di motivi.
In ogni caso, “a prescindere dai procedimenti giudiziari in corso, per i quali l’Ente Porto si è impegnato all’abbandono nelle forme di rito – si legge ancora nel verbale di ricognizione -, l’accordo stipulato il 23 aprile è idoneo solo ad eliminare il contenzioso in atto sulla proprietà delle aree demaniali e conseguentemente consentire una immediata gestione di tutta l’attività amministrativa da parte dell’Autorità Portuale”.
La conclusione è che “gli immobili, in quanto insistenti su aree demaniali marittime, costituiscono pertinenze e come tali seguono le sorti delle aree demaniali marittime. Alla definizione degli atti in essere che regolano l’utilizzo delle aree, i beni immobili saranno incamerati tra i beni demaniali dello Stato. A tal fine si invita l’Autorità Portuale a procedere alle necessarie rettifiche catastali. Per consentire il regolare svolgimento delle attività amministrative relativamente agli immobili, l’Ente Porto s’impegna a produrre all’Autorità Portuale ogni documentazione in proprio possesso ritenuta utile. Relativamente ai beni mobili nella disponibilità dell’Ente Porto, sarà cura dei due enti procedere alle successive operazioni con verbale a parte”. Sottoscritto dal comandante dell’Autorità Marittima, Antonino Samiani, dal presidente dell’Autorità Portuale, Antonino De Simone, e dal commissario ad acta dell’Ente Porto, Emanuele Nicolosi. L’ennesima firma che si spera possa segnare un passo decisivo per la riqualificazione della Zona Falcata.
(Marco Ipsale)