MESSINA – Anche da latitante Claudio Costantino riusciva a tenere le fila di un intenso traffico di droga. Grazie ad una fitta rete di pizzini, assicurati da complici calabresi e affidati alla moglie e al figliastro Ruben Fortunato Prugno, il “killer di Camaro”, mentre fuggiva alle ricerche delle forze dell’Ordine che lo ricercavano per la sparatoria del 2 gennaio 2022 costata la vita a Giovanni Portogallo e Giuseppe Cannavò, ha riorganizzato il traffico di marijuana, hashish e cocaina, affidando le consegne e la riscossione dei crediti ai suoi fedelissimi.
E’ questo che ha scoperto la Squadra Mobile di Messina che ieri ha assicurato alla giustizia 9 persone, notificando anche a Costantino il mandato di cattura firmato dalla giudice Ornella Pastore su richiesta del pubblico ministero Antonella Fradà.
La latitanza di Costantino è finita il 9 aprile 2022. Quando hanno fatto irruzione nel “covo” di Rosarno, gli agenti della Mobile hanno trovato un’agendina riportante cifre e nomi e/o cognomi parziali. In una delle pagine è riportata la dicitura “bianca 500 gr.” e poco dopo “fumo 2900”, poi nomi parziali e somme di soggetti ruotanti intorno Costantino, che aveva alle spalle già precedenti proprio per droga. Per gli investigatori quell’agendina è poco più di una conferma di quanto sospettavano da tempo. Da subito dopo la sua fuga i “segugi” della Questura di Messina tenevano sott’occhio il giro di Costantino e il suo gruppo familiare. Risalendo i contatti telefonici hanno infine piazzato un trojan sul telefono di Francesco Ferrante, che organizzava i traffici insieme a quello che, secondo l’accusa, è il principale referente del giro, incaricato di reggere il traffico mentre Costantino è latitante.
Si tratta di Francesco Genovese. In diverse intercettazioni lui insieme agli altri principali indagati parlano di consegne e di partite di merce da smerciare, e fanno riferimento apertamente alle indicazioni di “Claudio” e i ai “bigliettini” arrivati. “…Io sapevo che ti dovevo portare i soldi… e basta … e m i dovevi dare due provini .. perché Claudio ha riferito che ad ogni viaggio che portano i soldi si deve scendere il materiale”.
Oltre che “provini”, gli spacciatori parlano anche di “uova”, cercando di dissimulare il traffico di droga secondo gli inquirenti, salvo poi tornare a disquisire di “grammi”, chili e “biancaneve”, dell’odore e il profumo della roba. In una conversazione intercettata, poi, gli inquirenti ascoltano Genovese parlare di una pistola di grosso calibro” “Ho una 357 che non avevo visto mai (….) una 357 che nella mia vita non avevo visto mai nuova nel pacco…(….) è un cannone (…) è tipo canna di fucile…” mentre in sottofondo il trojan permette di captare chiaramente il suono dello scarrellamento di una pistola.