Una decisone che ha suscitato non poche rimostranze quella dell'assessorato regionale alla Sanità, che nel piano di riordino della rete ospedaliera siciliana ha penalizzato la struttura dell'ospedale Papardo di Messina, tagliando posti letto alla struttura e declassandola a Dipartimento d'emergenza e accettazione (DEA) di I livello, determinando così un possibile calo nella qualità del servizio erogato.
Le voci del dissenso non sono tardate ad arrivare, sopratutto dalla UIL Messina, che insieme alla UIL-Fpl ed al sindacato medico Anaao-Assomed, ha lanciato subito una campagna difesa dell'ospedale, promuovendo una petizione popolare che ha per soggetto: "Salvare l’Ospedale Papardo dal declassamento previsto dalla rete ospedaliera avallato da una scadente classe politica messinese e garantire il diritto alla salute dei cittadini". Si potrà firmare a partire da giovedì 29 giugno fino a martedì 5 luglio, dalle ore 17.00 in poi, a Piazza Cairoli (lato monte).
"Si tratta di una doverosa iniziativa – dichiarano in un comunicato i sindacati – che, partendo dalla giusta convinzione di tutelare i legittimi interessi del territorio di Messina, intende porre al centro del dibattito politico e istituzionale le reali necessità e i sani bisogni dei cittadini che non possono essere calpestati in nome dei tornaconti inconfessabili delle lobbies e dei poteri forti".
"Il Papardo è un consolidato punto di riferimento – concludono i promotori della petizione – caratterizzato dalla presenza di tutta una serie di invidiate eccellenze ed altissime professionalità che garantiscono buona sanità ad una vasta utenza siciliana e finanche calabrese. Ecco perché bisogna osteggiare lo scellerato disegno che è alla base della riorganizzazione della “Rete Ospedaliera”, avallato ed approvato senza vergogna anche da una scadente classe politica messinese".
Per i sindacati vi è, pertanto, la necessità di una forte mobilitazione popolare per salvare il Papardo e per garantire il diritto, in teoria costituzionalmente garantito, alla salute dei cittadini.