Ci sono diversi professionisti noti tra le otto persone coinvolte nell’inchiesta che oggi ha portato ai domiciliari Cateno De Luca e Carmelo Satta. Il loro effettivo ruolo nei reati contestati, legato per lo più alla gestione della Fenapi, è ora al vaglio degli inquirenti.
Avvisati Cristina e Floretana Triolo, i commercialisti Francesco Vito – componente del direttivo dell’Associazione dei Commercialisti, Giuseppe Ciatto e Fabio Nicita, l’ex presidente dell’Ente Fiera di Messina ed ex sindaco di Santa Teresa Antonino Bartolotta, l’ex consigliere comunale di Santa Teresa Carmelina Cassaniti, Domenico Magistro. Sono tutti residenti nella zona ionica ad eccezione di quest’ultimo, di Milazzo. Tra gi indagati anche lo stesso Caf Fenapi srl, con sede a Roma.
Tutti sono indagati per associazione a delinquere finalizzata a tutta una serie di reati fiscali. De Luca figura come amministratore di fatto della Fenapi, presidente del cda della Dioniso prima e socio unico della Delnisi poi; Carmelo Satta come braccio destro di De Luca, amministratore della Fenapi. Satta era anche rappresentante legale della Fenapi nazionale, Cristina Triolo segretaria, Floretana Triolo consigliere e membro della Dioniso. Giuseppe Ciatto figura come commercialista di Fenapi, liquidatore della Delnisi e della Nisaweb, Fabio Nicita vice presidente del Caf Fenapi e della Fenapi nazionale, Carmelina Cassaniti rappresentante legale del Caf Impresa Fenapi, Antonino Bartolotta amministratore della Delnisi, Magistro Domenico figura come presidente del collegio sindacale del Caf Fenapi e Vito come responsabile dell’area fiscale del patronato.
In sostanza l’accusa riguarda la gestione dei rapporti tra il Caf e la Fenapi come associazione e riguarda il periodo 2009-2013 e i reati sono strettamente fiscali. Per quanto è possibile render discorsivo l’intrecciato sistema creato secondo l’accusa dall’associazione, in pratica i Caf si caricavano voci di costo mentre le spese venivano sostenute dalla Fenapi nazionale, che essendo una associazione pagava imposte molto più contenute.
Queste voci di costo erano in grossa sostanza l’anticipo del “personale in prestito” dai circoli Fenapi, che però non si sono mai visti rimborsare il relativo pagamento se non in termini di contributi sindacali. Sotto la lente, poi, movimentazioni contabili di segno contrario, dalla Fenapi nazionale ai Caf e giroconti interni disposti dalla stessa Fenapi. In questo modo la Caf Fenapi Srl avrebbe evaso Ires e Iva per oltre un milione e mezzo di euro complessivi. A Satta e De Luca viene contestato l’aver fatturato anche i costi delle sedi a Roma.
Il primo sequestro a Roma risale al 2013. Agli atti dell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Antonio Carchietti, ci sono i documenti acquisiti dai Carabinieri e le verifiche fiscali e contabili effettuate dalla Guardia di Finanza, che ha pure eseguito le intercettazioni telefoniche. A siglare il provvedimento di arresto è stato il Gip Monia De Francesco, su richiesta della Procura, depositata in prima battuta all’inizio dell’anno, poi integrata a fine agosto scorso.