La vicenda del Cda del Teatro Vittorio Emanuele, con Accorinti che nomina i 3 componenti dopo 5 mesi e Crocetta che batte tutti sul tempo e invia il commissario ad acta, è emblematica dell’incomunicabilità tra le Istituzioni. I due, a diverso titolo, “politici atipici”, sono come due rette parallele destinate a non incontrarsi mai. Persino il linguaggio è diverso. Ipotizzare un dialogo tra loro è come immaginare un viaggio ai confini dell’impossibile. Ci proviamo.
Accorinti, dopo il fattaccio del commissario ad acta, una vera e propria trappola per continuare a tenere in ostaggio il Teatro fino alla definitiva “dipartita”, allarmato perché capisce che la Regione tra non molto commissarierà anche il Duomo, si reca da Crocetta e chiede chiarimenti.
“Caro Saro, ma che combini? Ero riuscito a fare una cosa epocale, dopo 5 mesi di riflessione avevo nominato i 3 componenti del Cda, era un momento straordinario di partecipazione e tu lo rovini mandandomi un commissario ad acta?E neanche mi fai una telefonata? Ma come,la mia porta è sempre aperta, ascolto tutti, ad ottobre vi ho accolto come una famiglia e tu e la Stancheris neanche mi avvisate?”.
Crocetta lo guarda come un militare della Nasa guarderebbe un omino verde precipitato dal cielo, con l’irrefrenabile voglia di analizzargli il Dna e capire se nell’Universo esistono forme di intelligenza esattamente come a Gela. Il governatore guarda attentamente il sindaco di Messina in versione “autunno-inverno”: tuta blu della Polisportiva per la pace, scritta “Free Tibet” . C’è un pizzico di invidia perché sotto il profilo dell’immagine ormai lui da presidente rivoluzionario è in caduta libera, “Dovrei seguire il suo esempio”, pensa, e si vede già all’Ars con la maglietta “Free Gela”, sventolare la bandiera della pace tra gli applausi della maggioranza. No, la bandiera della pace forse è meglio di no, gli americani del Muos di Niscemi non la prenderebbero bene, è già stata dura fare capire che quando diceva di essere contrario era solo un momento di sbandamento. No, niente bandiera della pace, meglio un ramoscello di ulivo. Ma con la maglietta a maniche corte “No manciugghia” farebbe un figurone e finirebbe sul New York Times.
Poi Crocetta sorride e dà al sindaco di Messina una memorabile lezione di politica:
“Caro Renato, stai sbagliando tutto. La politica non si fa così. Capisco l’entusiasmo da neofita, ma ascolta i consigli di chi ha più esperienza di te. Se vuoi stare al mondo devi imparare l’arte du pubbirazzu, la politica del polverone. E’ facile. T’inventi una cosa pazzesca, la annunci al mondo, poi non la fai, tanto la gente se lo scorda, ma nel frattempo sei stato sui media per tre giorni. Ad esempio annunci la costruzione della stele di San Giuseppe accanto a quella della Madonnina. Ti spari la tua scena, dici che fa immagine, che crei occupazione e turismo. E’ una boiata ma che ti frega? L’arte du pubbirazzu, guardano tutti il dito e nessuno guarda la luna… ”.
Il sindaco di Messina lo guarda stralunato, uno va lì per dirgli basta con i commissari e quello gli parla della manciugghia?
“Questo è completamente fuori di testa- pensa Accorinti– La stele di San Giuseppe accanto alla Madonnina? Un nano-secondo dopo mi trovo contro l’Orsa e Michele Barresi che mi crocifiggono all’ingresso del Porto, per non parlare di Nina Lo Presti che mi fa la mozione di sfiducia e mi difendono solo i consiglieri del Pd. Immagino poi quelle streghe giornaliste di Tempostretto che criticano ogni cosa. Sarebbe una tragedia epocale”. Riflette e scuote la testa.
“Grazie del consiglio Saro, ma io sono qui per dirti: basta commissari, al Teatro, al Porto, ovunque. Noi abbiamo voglia di risorgere, stiamo facendo l’Area integrata dello Stretto pure con la Filarmonica e i Canterini peloritani. Stiamo vivendo un momento epocale, tutti i sindaci insieme, di Reggio, Villa, Bagnara, vogliamo affrancarci e protesteremo a Roma”.
“Ma quale Roma, pensa in grande! Noi l’Area integrata la chiediamo a Obama e alla Merkel e sai che ti dico, l’allarghiamo fino a Mondello”.
“Si,Saro, ma sto Visalli, sto commissario del Teatro me lo togli…domani?”
“Pensa Renato, già vedo i titoloni, il governatore e il sindaco della rivoluzione spostano folle oceaniche di turisti da Rimini a Cefalù”
“No, Saro, prima ratificami le nomine del Cda del Teatro, è più semplice”
“Allora non vuoi capire..ti dissi l’arte du pubbirazzu. Ad esempio, entri in un ufficio pubblico, non trovi nessuno e vai dritto in Procura, pure che l’impiegato è andato a fare pipì, tanto su mille uno che ha vissuto di manciugghia lo trovi. Denuncia, annuncia, pronuncia, enuncia, preannuncia. Fai tutto con l’uncia….”
“No, Saro,io ho scelto 3 componenti epocali del Cda, vorrei farli insediare”
“Lo vedi che io ti indico la luna e tu guardi il dito? Se vuoi governare devi saper vivere. Abroga Villa Dante, manda un commissario per la Fontana del Nettuno, annuncia la riforma del Trocadero. Fai pu-bbi-razzu, come te lo devo dire? Se vuoi alleati funziona così, un colpo al cerchio ed uno alla botte, un po’ di briciole qui, un po’ di briciole là. Divide et impera.”.
E’ a questo punto epocale che Accorinti capisce che l’uomo che ha di fronte non sarà soddisfatto fin quando non avrà commissariato pure il bar di Palazzo Zanca e addio caffè al ginseng che fa tanto “orientale” e pasta con le lenticchie quando c’è freddo. Vorrebbe salutarlo col gesto dell’ombrello ma la sua natura spirituale glielo impedisce, così prima di andar via lo invita a tornare in riva allo Stretto. Magari per tagliare il nastro alla stele di San Giuseppe accanto alla Madonnina.
Fuori dalla porta stanno ad origliare due “ex”, Lombardo e Genovese.
L’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo strabuzza gli occhi: “Non è possibile, quest’uomo è un mistero, piazza i suoi ovunque, dove meno te li aspetti, finirà il mandato alleandosi persino con M5S e Forza Italia, capolavoro a me mai riuscito. Ha fatto assessore regionale un cantante come Battiato e poi persino la sua segretaria. A me, quando ho fatto eleggere all’Ars mio figlio Toti mi hanno fatto la guerra. Ma come, mio fratello parlamentare sì e mio figlio all’Ars no?”
“A chi lo dici Raffaele, non me ne parlare- sbotta Genovese- Con il Pd volevamo candidare Pippo Baudo, che onestamente come uomo di spettacolo era pure meglio e potevamo fare Sanremo ad Acicastello. Invece Giampiero si è fissato con sto Crocetta e adesso siamo qui, l’Ars piena di grillini e quello fa pure finta di non conoscerci. Per non parlare del sindaco Free Tibet. Tutto sto movimento, sta confusione, ogni giorno un’idea, sempre in mezzo alla gente. Non capisce che deve stare fermo e non fare niente. Free Tibet. Con me a Palazzo Zanca era meglio, era Free Tutti, nel senso che ognuno era libero di fare quello che voleva. E con la Regione c’intendevamo uno sguardo. Senza parole”
Così va il mondo.
Rosaria Brancato