All’Università di Messina continua a tenere banco il “caso” Tomasello. Attorno alla figura del rettore, condannato in primo grado per tentata concussione nell’ambito del processo sul concorso truccato a Veterinaria, cresce il dissenso. Che il più delle volte si tramuta in atti formali, come nel caso dell’esposto presentato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dall’avvocato Aurora Notarianni per conto di alcuni professori. Attraverso il documento, che segue di circa tre settimane l’istanza di revoca di Tomasello dalla carica di Rettore e di Presidente della Fondazione Universitaria , il legale torna a ribadire «la sussistenza di gravi motivi ostativi al mantenimento delle cariche» da parte dell’attuale Magnifico e sollecita l’intervento urgente del ministro Francesco Profumo «a garanzia della legittimità degli atti, del corretto funzionamento dell’Istituzione universitaria peloritana, della sua immagine e prestigio» .
La battaglia anti-Tomasello condotta dall’avvocato Notarianni si rifà a precise previsioni normative, tra cui quelle contenute nel decreto legislativo attuativo del ddl anti-corruzione recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri (vedi correlato), che include tra le cause di inconferibilità degli incarichi dirigenziali e degli incarichi amministrativi di vertice le condanne penali (anche non definitive) per reato contro la pubblica amministrazione. Per la Notarianni, tale misura legislativa non è che il colpo di grazia per Tomasello e il suo mandato. Da qui la richiesta di intervento immediato al rappresentante del Governo, al quale – nell’esposto – viene ricordato che il rettore in carica «ha compiuto e continua a compiere atti di ordinaria e straordinaria amministrazione che impegnano l’istituzione universitaria sotto il profilo, politico, ammnistrativo ed economico».
In attesa di scoprire come si comporterà il Ministro Profumo, non si può nascondere che l’opposizione a Tomasello non si gioca solo sul terreno “giuridico”, ma anche su quello politico. C’è chi, infatti, Tomasello vuol “farselo fuori” arrivando il prima possibile al momento delle elezioni per la scelta del nuovo rettore, al fine, poi, di indurre l’attuale magnifico a dimettersi prima della scadenza del mandato, fissata al 30 settembre 2013. Il compito di indicare la data della consultazione universitaria spetta al decano dell’Università di Messina, il prof. Salvatore Berlingò, che però non ha ancora sciolto le riserve. Ed è direttamente a lui che hanno deciso di rivolgersi i professori Dario Caroniti, Giovanni Moschella, Michele Limosani e Vincenzo Chiofalo, che chiedono di andare al voto nella prima settimana di maggio per evitare accavallamenti con le elezioni amministrative, posticipate al 10 e 11 giugno, con una ipotesi di ballottaggio prevista per il 23 giugno.
«Fuori da ogni posizione di parte, ed interessati solo all’Università bene comune – scrivono i quattro docenti in un comunicato – vorremmo segnalare l’inopportunità di sovrapporre le elezioni amministrative, e relativa campagna elettorale, al procedimento di rinnovo della carica rettorale che, auspichiamo, venga contraddistinto da confronti programmatici ed incontri che coinvolgano tutte le forze sociali della città, al fine di escludere ogni forma di contaminazione tra i relativi dibattiti che svilirebbe il senso delle istituzioni coinvolte».
Secondo Caroniti, Moschella, Limosani e Chiofalo, «il rinvio del voto amministrativo rende, a questo punto, più semplice la determinazione del voto universitario, che potrebbe benissimo precederlo nella prima settimana di maggio. L'auspicio – concludono – è che sia garantita la massima reciproca autonomia tra l'Università e le istituzioni locali». Il suggerimento è stato lanciato, adesso non resta che attendere di sapere se verrà accolto dal Decano, che dovrebbe pronunciarsi entro questa settimana e dire quando si potrà votare per eleggere il successore di Tomasello. Che è sempre più nell’occhio del ciclone. (Danila La Torre)