Sarà il processo a stabilire se le accuse mosse dalla Procura di Messina ai medici e farmacisti coinvolti nell’operazione Apotheke sono fondate. Il giudice Eugenio Fiorentino ha chiuso il vaglio preliminare dell’inchiesta stabilendo il rinvio a giudizio di tutti gli indagati, le 7 persone coinvolte nel blitz del 2020, ovvero il farmacista Sergio Romeo, i medici Gregorio Filippo Cutrì, Salvatore De Domenico, Basilio Cucinotta, Santi Ielo, Nunzio Minutoli, poi gli indagati a piede libero Marisa Sparacino, Sergio Romano, Stefania Samperi, Valentina Costanzo e Rosario Palmieri. Il giudice ha ammesso l’Asp Messina come parte civile, assistita dall’avvocato Salvatore Sorbello.
La prima udienza del processo è stata fissata a fine del maggio prossimo. Davanti al Tribunale gli avvocati Antonello Scordo, Giuseppe Carrabba, Claudio Rugolo, Giovanni Villari, Pietro Luccisano e Corrado Rizzo dovranno difenderli dalle accuse, contestate a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso ideologico, esercizio abusivo della professione medica, somministrazione di morfina senza la prevista prescrizione medica. Avrebbero truffato all’Asp almeno 140 mila euro.
Gli arresti, le sospensioni e i sequestri per 50 mila euro sono scattati il 20 marzo di due anni fa, dopo gli accertamenti della Guardia di Finanza sulla Farmacia del Villaggio di Romeo, la cui saracinesca è stata crivellata di colpi di pistola la notte di Capodanno 2020. A far scattare le analisi della documentazione e le intercettazioni telefoniche è stata la segnalazione dell’Asp, insospettita dal gran numero di ricette rosse giudicate anomale e un flusso di rimborsi, tutti canalizzati alla stessa farmacia di Villaggio Aldisio, per l’acquisto di dispositivi medici e farmaci molto costosi, per lo più destinati a pazienti affetti da patologie di una certa rilevanza, come trapiantati o malati cronici, tutti col rimborso ticket.
Tutti acquisiti effettuati nella stessa farmacia, che per di più mentre le vendite nelle altre farmacie messinesi calavano, soprattutto per questo genere di dispositivi, al contrario registrava in pochi anni un vero e proprio boom degli affari.
Tra ricette rosse e bianche nel 2015 la farmacia registrava 827 mila euro circa; nel 2016 erano diventati un milione 360.369,35 nel 2017 poco più di un milione e mezzo. Dietro il sistema c’erano Romeo e la madre, secondo la Finanza. Una vera e propria catena di produzione di false prescrizioni mediche, attraverso il continuo approvvigionamento di ricette rosse sulle quali apporre le fustelle, provenienti per lo più da farmaci scaduti, o venduti a clienti fidelizzati, senza ricetta e con lo sconto. In alcuni casi accertati, questi prodotti venivano poi rivenduti all’estero, in qualche episodio sono arrivati fino in Russia.