“Il 31 gennaio nei Comuni di Pace del Mela, Gualtieri Sicaminò e San Filippo del Mela si terrà il referendum riguardo il termovalorizzatore. Si esprimeranno poco più di 13 mila persone per il futuro di più di 100 mila. Il mio Comune di residenza non ha aderito, quindi io non posso votare. Però posso respirare veleni, che aumenteranno la possibilità di ammalarsi in questo territorio già devastato”. È diretta e perentoria l’opinione espressa da Monica R, una ragazza di San Pier Niceto, sulla scelta dell’amministrazione di tirarsi fuori dalla consultazione referendaria. Un gesto simbolico, che però riporta l’attenzione sul tema che ha diviso il fronte ambientalista: il referendum serve a qualcosa?
I Comuni di San Pier Niceto, Milazzo, Santa Lucia del Mela e Condrò hanno scelto di rinunciare al referendum che l’amministrazione filippese aveva promosso tra i paesi dell’AERCA – Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale – per due motivi: si sostiene che ci sia il rischio concreto di un’alta astensione, che metterebbe a rischio il raggiungimento del quorum; inoltre, viene fatto notare che la consultazione potrebbe addirittura rivelarsi un boomerang, spaccando l’unità che 17 Comuni della costa tirrenica hanno trovato con l’approvazione unanime delle delibere di contrarietà all’inceneritore da parte dei Consigli Comunali, rappresentanti dei cittadini. Qualcuno ha poi dichiarato che il quesito referendario sarebbe ambiguo, in quanto utilizza il termine “termovalorizzazione” piuttosto che quello di “incenerimento”.
I sostenitori del referendum, dal canto loro, sostengono invece che queste motivazioni siano una forma di paternalismo politico, e che la popolazione della valle del Mela saprà prendersi le responsabilità del voto se adeguatamente informata. Il referendum, secondo questi ultimi, avrebbe un forte peso politico nel momento in cui si deciderà se autorizzare o meno il progetto di riconversione, in quanto rappresenterebbe la volontà di migliaia di cittadini, e non potrebbe che rafforzare le deliberazioni consiliari.
Giovanni Passalacqua