Si terrà il 31 gennaio 2016 a San Filippo del Mela, Pace del Mela e Gualtieri Sicaminò il referendum consultivo sulla riconversione della centrale Edipower a CSS. La consultazione avverrà negli unici Comuni che hanno portato avanti il Patto firmato tra i sindaci dell’AERCA il 22 ottobre; gli altri – Milazzo, Condrò, San Pier Niceto e Santa Lucia del Mela – se ne sono dissociati. Immancabili, sono tornate le polemiche: a essere contestato è lo scarso preavviso che si sarebbe dato per consentire un’adeguata campagna di informazione ai cittadini; ma i sindaci pro-referendum replicano spiegando che è nota da quasi due mesi la volontà di indire la consultazione, e che la data effettiva di svolgimento conta poco.
Sul travagliato iter del referendum circolano ormai due versioni contrapposte. Da un lato, i tre sindaci favorevoli sostengono che il 22 ottobre sia stato firmato un documento unitario tra i Comuni dell’AERCA – Milazzo escluso -, dopo due riunioni volute per assecondare le proposte di alcune associazioni che chiedevano una consultazione sovracomunale. Il patto sarebbe stato però tradito da alcuni amministratori che, dopo averlo sottoscritto, hanno espresso la loro netta contrarietà al referendum, sulla base di alcune perplessità legate all’astensionismo e al conflitto tra l’esito della consultazione e le delibere di contrarietà al CSS, votate da quasi tutti i Comuni della valle del Mela.
Proprio queste ultime motivazioni avrebbero invece convinto i sindaci della malafede dell’amministrazione filippese: San Pier Niceto in particolare ha accusato San Filippo di voler favorire la riconversione, utilizzando il referendum come un grimaldello per scardinare l’unità creatasi tra i Comuni. Il mancato raggiungimento del quorum si rivelerebbe un insperato assist per A2A; inoltre, il quesito referendario proposto è stato definito ambiguo. Sempre secondo gli amministratori sampietresi, l’eventuale fallimento del referendum permetterebbe dunque al Comune filippese di garantire i posti di lavoro agli operai dell’azienda; un vero e proprio ricatto occupazionale, insomma. E, a chi li accusa di aver violato gli impegni presi, i sindaci del no alla consultazione rispondono che già nelle riunioni erano stati sollevati dubbi in merito alla sua opportunità. Resta da capire perchè, allora, quei documenti sono stati sottoscritti.
La vicenda del referendum ha ulteriormente polarizzato le posizioni di amministrazioni e associazioni della valle che, pur condividendo lo stesso obiettivo, non hanno saputo costituire un fronte comune, e nemmeno dimostrato la volontà di ricucire lo strappo. Il clima è quello di una generale diffidenza; tra i cittadini, invece, inizia a circolare un senso di sfiducia. Determinanti saranno le osservazioni presentate da Comuni e associazioni ambientaliste al Ministero dell’Ambiente, nell’ambito della Valutazione di Impatto Ambientale.
Giovanni Passalacqua