Se la triplice ha trovato unità nel fronte anti-De Luca è sulle Posizioni organizzative dei funzionari del Comune (e relativi aumenti economici) che si consuma lo scontro.
Così è guerra in Tribunale tra le federazioni funzione pubblica di Cgil e Cisl che insieme al Csa si sono schierate contro la Uil Fpl che aveva contestato le modalità “dell’infornata” di 130 tra dirigenti e funzionari nelle PO e AP (posizioni organizzative e alte professionalità), con aumenti economici che vanno tra i 9 mila e i 12.500 euro.
A luglio il Giudice del Lavoro ha dato ragione alla Uil Fpl dichiarando illegittime le delibere con le quali l’ex amministrazione Accorinti a febbraio aveva premiato 111 funzionari e 16 dirigenti con le cosiddette PO e AP con relativi aumenti economici (leggi qui), facendo seguito a quanto deliberato nel dicembre 2017 su proposta di Fp Cgil, Fp Cisl e Csa.
La sentenza del Giudice Laura Romeo, che sanciva la revoca del provvedimento, è calzata a pennello per il sindaco De Luca che, in quei giorni impegnato sul fronte lotta agli sprechi, aveva annunciato la revoca degli atti firmati da Accorinti a febbraio. Dopo la sentenza commentò: “abbiamo risparmiato oltre 2 milioni di euro l’anno”, prese la palla al balzo e revocò le delibere. Soddisfatta la UilFpl che in primavera portato gli atti in Procura e fatto ricorso al giudice del lavoro. Il sindacoto, rappresentato dal segretario generale, Pippo Calapai, e assistito dall’avvocato Oreste Puglisi, commentò: “ Nel dispositivo della sentenza si legge che il Comune di Messina non ha tenuto conto della preventiva informazione e consultazione delle Organizzazioni sindacali, in particolare la Uil Fpl, in materia di valutazione delle Posizioni organizzative. Il sindacato è stato quindi completamente escluso dalle trattative per la definizione dei criteri per le relative selezioni. A febbraio avevano brindato con champagne e addobbi floreali dopo mesi di esami farsa, al conferimento delle 127 Posizioni Organizzative ed Alte Professionalità. Ma era una burocratizzazione pensata solo per delegare la gestione del potere burocratico a quei dipendenti di facile carriera, procacciatori di consensi elettorali e sindacali, contraccambiandoli con un più che congruo aumento stipendiale. Altro che onore al merito”.
Calapai e Di Stefano si erano chiesti anche dove sarebbero state trovate le risorse, se nel Bilancio 2018 oppure nel Fondo salario accessorio di tutti i dipendenti, gravando in questo caso su tutto il personale.
Il ricorso della UilFpl era contro l’amministrazione comunale, ma poiché il neo sindaco era d’accordo con la sentenza del Giudice del lavoro non ha fatto ricorso.
La cosa non è andata giù a Cisl Fp, Fp Cgil e Csa Regioni, che pur non essendo parti in causa in Tribunale, ma trovandosi nella posizione di chi aveva sostenuto l’infornata dei 130, hanno presentato ricorso alla sentenza di revoca.
Le 3 categorie sindacali, rappresentate dai rispettivi segretari di federazione Sebastiano Caracausi, Francesco Fucile e Pietro Fotia, hanno fatto ricorso contro la Uil Fpl e contro il Comune, sostenendo di essere legittimati a farlo in quanto organizzazioni sindacali, e chiedendo la “revoca della revoca” perché lesiva dei diritti dei dipendenti destinatari delle premialità.
Stando al ricorso il Giudice ordinario avrebbe superato i limiti di giurisdizione. I tribunali là dove si tratta di procedimenti ex art.28 dello Statuto dei lavoratori si devono limitare al caso ma non possono incidere sull’atto amministrativo, non possono cioè disporre la revoca del provvedimento che spetta solo alle autorità amministrative (in questo caso al sindaco). Secondo Fp Cgil, Fp Cisl e Csa Regione il giudice, disponendo la revoca “ha esorbitato i propri poteri contravvenendo al divieto di annullamento degli atti amministrativi anziché limitarsi a disporre la cessazione del comportamento illegittimo”.
Secondo i legali dei tre sindacati la delibera non era inficiata da comportamento antisindacale dal momento che lo Statuto prevede che sia l’Ente a definire i criteri di conferimento degli incarichi.
Se dopo la sentenza i sindacalisti della Uil Calapai e Di Stefano commentavano soddisfatti. “Avevamo ragione sin dallo scorso anno, ma i colleghi sindacalisti della Cisl, Cgil, e CSA anziché unirsi alla lotta per i diritti dei lavoratori ci hanno additati di fare terrorismo e hanno preferito tutelare solo gli interessi di alcuni dei loro militanti”, adesso si trovano di fronte quegli stessi colleghi che proseguono lo scontro.
Rosaria Brancato