Non è lui il ricorrente che mette in discussione l’esito del primo turno delle elezioni ammnistrative per la poltrona di sindaco, ma contro di lui hanno già iniziato a scagliarsi, soprattutto sui social network. Dopo una campagna elettorale al veleno, Felice Calabrò torna ad essere il bersaglio da colpire, in particolare da parte di coloro i quali ritengono che ci sia lui dietro il ricorso presentato da Alessia Currò, Giovanni Cocivera e Giovanna Venuti, tutti candidati nel centro-sinistra al Consiglio comunale e non eletti. Cocivera, ex Pdl transitato nel Pd alla vigilia delle elezioni, risulta infatti il primo dei non eletti nella lista del Partito democratico mentre la Venuti risulta sesta nella lista “Felice per Messina” e la Currò sedicesima nella lista Progressisti democratici.
«Non voglio sapere nulla, non mi interessa per ora mi occupo d’altro», taglia corto Calabrò , contattato telefonicamente. Insistiamo e gli ricordiamo le sue dichiarazioni all’indomani della vittoria di Accorinti al secondo turno, quando dichiarò che non avrebbe mai fatto ricorso. «Lo confermo», risponde senza indecisioni di sorta, aggiungendo: «Io non l’avrei fatto, non l’ho fatto e non lo farò». Quando gli facciamo presente le reazioni a catena che si stanno scatenando sui social network contro l’iniziativa legale anti-Accorinti e la possibile mal sopportazione della città nei confronti dell’ennesimo ricorso , che non condurrà al commissariamento ma finirà inevitabilmente per condizionare la “vita” dell’attuale amministrazione comunale, Calabrò tira fuori gli artigli: «La città è anche quella composta dai 43 mila elettori che hanno votato per me, forse sono anche di più, che potrebbero volere un altro sindaco. Su 82 mila persone che hanno votato il centro-sinistra non ci potrebbero essere persone che vogliono capire se i voti sono stati conteggiati in maniera corretta? Non è legittimo l’interesse di questa parte di città? Ognuno deve sentirsi libero di tutelare i propri diritti , se pensa che siano stati calpestati. Cocivera, ad esempio– conclude Calabrò – è il primo dei non eletti, può aver il diritto di fare ricorso o no?».
L’esponente del Pd vorrebbe dire più di quel che dice, ma si “autocensura” perché è cosciente che qualsiasi cosa affermi in questo momento potrebbe essere usata “contro di lui” dai suoi avversari. Che sono anche quelli che hanno fatto finta di sostenerlo ed oggi tendono al mano ad Accorinti. Chissà, poi, se in maniera disinteressata. (Danila La Torre)