La frattura c’è ed è ormai chiarissima. L’incendio della scorsa settimana nell’impianto della differenziata a Pace sta facendo emergere pesantissime divergenze tra l’amministrazione Accorinti e Messinambiente. Da un lato l’assessore Daniele Ialacqua e le sue dichiarazioni subito durissime sulle ipotetiche cause dolose dell’incendio, su possibili ostacoli che qualcuno vorrebbe porre sul cammino verso il nuovo corso dei rifiuti e poi i disservizi nella raccolta e quella riunione convocata con una nota piena di poco celati attacchi nei confronti della società di via Dogali. Dall’altro i vertici di Messinambiente con in testa il liquidatore Giovanni Calabrò che invece ha fin da subito allontanato dubbi e sospetti, che si è mantenuto cauto e si è fatto ascoltare immediatamente dagli investigatori della Squadra Mobile che stanno indagando sul rogo a Pace, che ha messo a lavoro uomini e mezzi per rimettere in sesto l’impianto che già da oggi è tornato in funzione, mentre in questi giorni si è deciso anche di far lavorare più a regime anche l’altro impianto di Pace, quello nuovo gestito da Ato3. Una guerra a suon di dichiarazioni, botta e risposta, note scritte che stanno avvelenando un clima che già non era di certo sereno.
Ialacqua non ha nascosto perplessità neanche di fronte alla celerità con cui l’impianto “vecchio”, quello in cui c’è stato l’incendio una settimana fa, è stato sistemato. Immediata è arrivata però la risposta di Calabrò: «La riattivazione dell’impianto è risultata assolutamente necessaria e indispensabile per poter far riaprire le isole ecologiche da mercoledì 26 e per garantire la continuità dei servizi di raccolta differenziata come il porta a porta domestico e commerciale che, diversamente, avremmo dovuto interrompere già da oggi». L’assessore con una nota ha chiesto notizie sulla stabilità dell’impianto, sulla sicurezza e la salubrità dei luoghi, sulla pulizia degli spazi dopo il rogo di martedì scorso, anche alla luce del fatto che sono ancora in corso le verifiche di Asp e Arpa per capire quali ricadute possono esserci state sull’ambiente. E anche su questo punto è arrivata la risposta di Calabrò: «L’impianto è stato pulito e messo in sicurezza pertanto, oltre a riprendere le normali attività, in attesa dell’effettica e auspicata attivazione del nuovo impianto dell’Ato3, potrà ospitare la manifestazione Riciclo aperto nei giorni 26, 27 e 28 aprile, durante la quale verrà visitato il nuovo impianto come già nell’ultima edizione del 2016». Quindi non solo a Pace si ricomincia a lavorare, ma a una settimana dall’incendio quel luogo si prepara ad accogliere centinaia di alunni per un’iniziativa di educazione ambientale che ha già fatto storcere il naso, anche allo stesso assessore.
Calabrò però, dal canto suo, ha spiegato di non aver avuto alcuna prescrizione da Arpa, Asp o Vigili del Fuoco, dunque la società sta procedendo in regime di normalità. Quanto sta accadendo però avrà inevitabilmente strascichi pesanti. E lo si capisce dalle ultime righe della nota siglata da Calabrò: «Messinambiente, in attesa dei dovuti riscontri da parte degli organi inquirenti, non può non biasimare improvvide dichiarazioni fornite a mezzo stampa che, oltre a danneggiare l’azienda, tendono a creare possibile allarmismo sociale che in una fase così delicata potrebbe nuocere agli indirizzi dell’amministrazione Accorinti, indirizzi a cui il liquidatore ha sempre dato seguito». Non c’è il nome di Daniele Ialacqua ma il riferimento di Calabrò è chiarissimo: per il liquidatore di Messinambiente, la posizione assunta in questi giorni dall’assessore non solo sta creando tensioni con la società rifiuti, ma può anche far male alla stessa amministrazione di cui fa parte. Calabrò parla di atteggiamenti “deviati e contorti”. I nervi sono dunque tesissimi.
Mercoledì, dopo la pausa del 25 aprile, in commissione Ambiente si parlerà di Pace e rifiuti, nello stesso giorno il consiglio comunale dovrebbe finalmente iniziare a discutere del contratto di servizio della MessinaServizi Bene Comune, poi giovedì 27 ci sarà la riunione convocata da Ialacqua con tutti i responsabili dei servizi di igiene ambientale per capire i motivi dell’emergenza di questi ultimi giorni, infine il 28 aprile scade il termine che amministrazione e società si erano dati per chiudere tutti gli atti necessari al concordato fallimentare di Messinambiente, perché il 3 maggio scade il termine per presentare tutto in Tribunale. Saranno dunque giorni difficili. E il clima che si respira è incandescente.
Francesca Stornante