La frase che primeggia nei discorsi seri, ma anche in quelli da Circolo, Bocciofile o con il gruppo di amici al Roxibar, sono le vicende della cronaca politica esplose nel periodo preelettorale, quando i vari onorevoli o aspiranti tali, hanno divagato con argomentazioni un po’ pasticciati decantando la propria ricetta e noi elettori abbiamo ascoltato con certa incredulità, molto dubbiosi sulla sincerità di quanto andavano affermando in ogni circostanza. Nel concreto, abbiamo tutti compreso trattarsi di proposte che, ove realizzate, comporterebbero esborsi notevoli a carico dello Stato e, quanto al reperimento dei fondi, ne abbiamo sentite di ogni colore. Ma!?! Verrebbe proprio da dire: Chissà, chi lo sa. Intanto noi elettori non possiamo che prendere atto della marea di promesse, al punto da immaginare che in effetti certi sogni si possano realizzare. Uno di questi è l’ormai decantato, riproposto, insistito che quasi quasi qualcuno già se lo sente in tasca “Reddito di cittadinanza” “Di Inclusione”, “Di sussistenza”, o “Di sopravvivenza”, chiamatelo come volete. Nella sostanza si tratta dell’iniziativa messa nero sul bianco nel programma di Governo dei maggiori partiti, ma anche, con altro nome e quote diverse, dai gruppuscoli dello zerovirgola. Bisogna onestamente assegnare la primogenitura al Movimento di Grillo per essere stato il primo a lanciare l’esca, alla quale, un “parere contrario” oggi e un timido “forse si può fare” il giorno dopo, tutti hanno abboccato perché – diciamo la verità – hanno intuito che l’idea avrebbe generato una vagonata di voti e, manco a dirlo, tutte le formazioni politiche o pseudo tali, si sono accodati, scopiazzandone l’iniziativa, chiamandola in modo diverso, ma rimanendo comunque in processione. Questo benedetto o maledetto “Redditosenzafaticare” ha trovato terreno fertile nel mezzogiorno dove – è innegabile – il di voto politico spesso è utilizzato come merce di scambio e cioè: tu votami ed io ti garantisco o un lavoro oppure un Reddito gratis perciocché, In questo giro di “do ut des” tutt’altro che virtuoso, in tanti sperano di potere risolvere il problema della propria sopravvivenza economica e quella del proprio nucleo familiare. Certo, ora che il voto ha dato il suo responso e il “Pentastellato” è risultato il primo Partito, le cose si complicheranno, perché a prescindere da quali potranno essere gli sviluppi di questo confuso momento della Politica, e delle decisioni che prenderà il Presidente della Repubblica, “nemo” potrà fare o disfare senza il parere di Di Maio & soci. Qualcuno – a mio parere esagerando – ha affermato essere il “Reddito di cittadinanza” una sorta di elemosina, costruendo quindi una dicotomia un po’ estrema, in altre parole quella del signorotto che elargisce elemosina al poveraccio. La verità è che, specie nelle Regioni del sud, è complicato immaginare che il Reddito di cittadinanza possa rappresentare la soluzione del generale malessere e né la risposta giusta al più importante problema che è la disoccupazione. La piaga sociale che travaglia la schiera di giovani e anche soggetti di media età, per varie ragioni rimasti senza lavoro.C’è dunque l’obiettivo rischio che il Sussidio possa incentivare il “ma chi me lo fa fare a cercare un lavoro” e, incrementare il lavoro nero, che notoriamente fa incassare “ senza ritenute” e dunque – detto volgarmente – fottendo lo Stato, ovvero tutti i fessi che pagano le tasse. Insomma, occorrerebbe dare una spinta maggiore alla progettualità, ovvero a tutte le iniziative che contribuiscono alla creazione di una economia sana, fondata sull’iniziativa tesa a generare occupazione e reddito” binomio in mancanza del quale, nessuno potrà mai programmare il proprio futuro, potere stipulare un mutuo e comprare una casa, ovverosia formare una famiglia. In buona sostanza – diciamola come passa – Il reddito di cittadinanza, ammesso che venga erogato da un eventuale Governo dei Pentastellati, durerà un anno; come dare un solo bicchiere d’acqua a un assetato. Diciamo che in buona sostanza, al di là del vantaggio immediato che comporterà questo benedetto Reddito del “meglio l’uovo oggi che ….” sarebbe stato più opportuno un impegno che avesse come traguardo la diffusione dei contratti a tempo indeterminato, magari incoraggiando le Imprese attraverso agevolazioni fiscali, laddove invece i redditi regalati in una qualche misura mortificano la dignità di chi lo percepisce e, starei per dire, che uno Stato serio non dovrebbe da un lato “stipendiare” i fannulloni, e dall’altro lato stritolare le Imprese attraverso una fiscalità insostenibile, aggravata dall’atteggiamento veramente criminale, quando non salda i debiti con i creditori i quali non di rado trovano soluzione nell’atto estremo. Capisco che le belle parole e i concetti concreti a volte non portano pane, però è anche saggio e giusto tenere presente che il Reddito incassato senza avere faticato, crea solo un benessere materiale e non interessi verso la comunità in cui si vive.Il capo dei Pentastellati nelle sue performance senza il “vaffa”, sostiene una tesi discutibile che è quella di concepire il lavoro solo e soltanto come sacrificio che, quando manca, deve essere sopperito dall’intervento dello Stato. Al momento si può ipotizzarsi un sistema, formato dalla schiera più numerosa costituita da quelli che il lavoro lo cercano e non lo trovano, poi di quelli che hanno la fortuna di trovarlo, formando il gruppo di fessi che mantiene quelli che non ce l’hanno, non lo cercano e se ne fregano perché tanto, ormai oltre la paghetta dei nonni ci sarà anche il “REgalDDITO” di…-..qualche cosa. Bene. O meglio: male.Attento Grillo, gli “aficionados” – ma anche parte dei tuoi i detrattori – sperano che il tuo Di Maio & c possa formare il Governo e non crollare al primo tentativo di spallata delle opposizioni supportate dalla Merkel & c. perché, se caso mai si dovesse tornare alle urne, la nemesi potrebbe mandarti a …. ove sai tu, visto peraltro che all’orizzonte si intravede navigare un Panfilo il cui nome sulle fiancate si legge a malapena. Dicono si tratti di RENZUSCONI. Occhio cari grillini. Questo è il quanto. Tutto il resto è noia.
Antonino Marino.