L’atto di indirizzo “Salva Messina” che l'amministrazione comunale ha proposto alla condivisione della rappresentanza consiliare, quindi alla città nel suo complesso, mostra un'idea di sviluppo lungo tre linee direttrici.
La prima riguarda il rigore della posizione fiscale sul quale non si può non essere favorevoli. Si parla di bilanci comunali trasparenti, di debiti riconosciuti e certificati, di lotta all’evasione fiscale con un'attività di riscossione costante ed efficace, una spesa produttiva e funzionale alla erogazione efficiente dei servizi. C'è anche il potenziamento delle capacità di autonomia tributaria e di generare nuove risorse dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare, oltre che un'attenzione particolare per le opportunità di risorse aggiuntive offerte dalla programmazione europea. Sia la politica di austerità che quella volta all'ottenimento di risorse aggiuntive necessitano tuttavia di ulteriori specifiche. Per segnare una linea di demarcazione rispetto al passato, giusto per fare un esempio, l'amministrazione dovrebbe annunziare anche una svolta nella qualità dei soggetti coinvolti nella realizzazione delle linee programmatiche: pensare di continuare a fare perno solo sui fedelissimi o, peggio, sull'attuale struttura burocratica, senza puntare alla qualità, al merito e all'innovazione, condurrebbe al fallimento necessario di ogni buona intenzione. Il coinvolgimento degli ordini professionali e i diversi dipartimenti dell'università di Messina possono in questo senso rappresentare un valore aggiunto.
La seconda linea di sviluppo è quella della liberalizzazione dei servizi. “Perché pagare un servizio pubblico al prezzo di 100 quando lo stesso servizio offerto dal privato può costare 50 ed è migliore sotto il profilo quantitativo e qualitativo”? Nulla da eccepire, tanto più che i dati testimoniano un debito tutto a carico delle partecipate, tanto che la tentazione sarebbe quella di lasciare fallire le aziende collegate piuttosto che tutta l'amministrazione della città. Ha quindi un senso la trasformazione della ATM in Spa, la privatizzazione della raccolta dei rifiuti solidi urbani, ed è stata una follia trasformare la veste giuridica di Messina Ambiente senza modificarne assetto, quindi riportando nella nuova società le cause dell'inefficienza e degli elevati costi. Bene anche il ripensamento della modalità di gestione del patrimonio sportivo, ma sarebbe stato più opportuno introdurre meccanismi di mercato anche nella gestione dei servizi sociali, anziché annunziare impossibili e costose stabilizzazioni dei lavoratori in un fantomatico ritorno dell'istituzione dei servizi sociali. Più proficua, nel campo dei servizi sociali, sarebbe l’introduzione di un sistema di rimborso delle prestazioni che sarebbero comunque erogate dagli attuali lavoratori dei servizi sociali, consentendo agli utenti di scegliere, ai lavoratori di non perdere l'occupazione e all'amministrazione di controllare il servizio erogato. L'introduzione di meccanismi di libero mercato e il coinvolgimento del privato sociale potrebbe inoltre salvare dalla chiusura una struttura importante per la nostra città come Casa Serena.
La terza linea riguarda la riorganizzazione della struttura burocratica del comune, che è divenuta negli anni il "primo" nemico del cittadino, dell'imprenditore, del commerciante e del lavoratore. Il primo problema è l'età media dei dipendenti, che supera i 55 anni, e con pochissime unità al di sotto dei cinquanta! Quella dinamicità e ottimismo caratteristiche dell'età giovanile mancano del tutto. La stessa competenza nell'uso dell'informatica è decisamente limitata. Lo stato di pre dissesto non consente certo nuove immissioni, ma resta possibile la stesura di convenzioni con società e professionisti esterni, grazie anche alla stesura di long list dalle quali attingere per la progettazione, la rendicontazione e la stessa erogazione di servizi. Bisogna infine legare il progetto di risanamento a una visione di città. Messina sarà disposta ad affrontare le politiche del rigore anche in ossequio a un principio di efficienza, ma soprattutto se il sindaco De Luca, al posto di annunziare continuamente e poi rinviare le sue dimissioni, riuscirà a trasmettere un messaggio di ottimismo e di positività, inserendo quindi il “Salva Messina” in un progetto di rinascita, come del resto è riuscito a fare nel campo del risanamento e della fine dell'atavica realtà del baraccamento.
Michele Limosani Dario Caroniti