Nessuno parli più di dissesto. Si è, infatti, conclusa la decennale diatriba sulla questione “dissesto sì” o “dissesto no” e, alla fine di questa lunga fase preliminare, ove è emersa l’esistenza del partito unico del “no”, sento il bisogno di esprimere un segnale di conforto verso tutti i cittadini catanesi a nome dei quali si è perpetrato ogni tentativo di spauracchio contro il, non meglio definito, nefasto, assolutamente evitabile, evento.
Ora che tutti conoscono lo stato dell’arte, è assai facile ironizzare; dopo che appare chiaramente come i destinatari di quel dissennato terrorismo, manifestamente autoreferenziale, non potessero essere che gli stessi cittadini, che tanto si erano dati da fare nel divulgare la triste novella, pur trovandosi sin dalla prima ora in conflitto di interessi, poiché a costoro sarebbe stato dimezzato il gettone di presenza alle adunanze del Consiglio Comunale. Si è capito che la questione riguardasse anche quei cittadini ai quali si sarebbe ridotto, nella stessa misura, l’indennità di carica per le funzioni politiche svolte al servizio della città; che dire, poi, di quegli altri cittadini, facenti parte del personale comunale di ruolo, fino a poco prima considerati incapaci, che avrebbero dovuto sostituirsi alle conseguenti interruzioni di tutte le collaborazioni esterne con lo stuolo di addetti alle segreterie del Sindaco, alle segreterie degli Assessori e Consiglieri comunali, con lo stuolo di esperti, con i numerosi componenti gli uffici di staff, con i consulenti o dirigenti nominati ad hoc, con quelli promossi per ragioni di spoil system, etc, etc, tutti dovendo tornare a casa o retrocedere al punto di partenza; che dire, inoltre, della privazione dell’uso delle auto blu, da dover assegnare ai servizi essenziali (vigili e protezione civile, etc.), o del dover utilizzare, per i fini istituzionali, i mezzi pubblici o le auto proprie, o dei pernottamenti, nelle missioni, in strutture ricettive appena sufficienti, possibilmente in B&B, o, ancora, last but not least, che dire della eliminazione di tutte le spese di rappresentanza e di quant’altro ancora di superfluo? Vogliamo anche aggiungere, perché no, il contraltare di sindacati e sindacalisti e la rispettiva perdita di loro prebende e fringe benefits?
Le festività Agatine, ppi supra tavula, saranno finalmente una ricorrenza religiosa, tutta a spese di Santa Madre Chiesa e di tutti i ddivoti tutti.
Fuori dalla facile ironia: – insomma, inizia il risanamento e i paletti imposti dall’ordinaria amministrazione, monitorata trimestralmente dal Viminale, sottrarranno certamente qualcosa! –
Tutti i sopra richiamati personaggi-cittadini, a vario titolo coinvolti, si sono mostrati instancabili nell’animare, disinteressatamente, il dibattito con altri cittadini.
Ad alcuni, ai cittadini-dipendenti comunali, è stato fatto credere che avrebbero perso i loro stipendi, nascondendo che, invece, quanto loro spettante per il passato (alla data di dichiarazione del dissesto da parte del Consiglio Comunale) sarebbe stato reso per intero e in prededuzione, con interessi e rivalutazione, dall’Organo Straordinario di Liquidazione (OSL), altrimenti detto ”Commissione”.
Ad altri, ai cittadini-creditori-datoriali, è stato insinuato il timore del taglio dei loro crediti, sottacendo che tale probabilità, per una città come Catania, sarebbe assai remota e che, ove mai così dovesse essere, la quota eventualmente decurtata resterebbe ripetibile verso lo stesso Comune, con spese e interessi, non appena che tornato in bonis; il credito, cioè, resterebbe assolutamente certo e mobilizzabile quale garanzia bancaria per anticipazioni, in ispecie, ove si sia attivata, sin da ora, adeguata procedura giudiziaria esecutiva (a nulla rilevando che nella categoria “datoriali”, alcuni di quelli che operano apparentemente senza scopo di lucro nei servizi sociali, abbiano sempre pagato gli stipendi ai propri dipendenti e collaboratori facendosene restituire, brevi manu, ben oltre la metà, a pena di licenziamento e con buona pace dei sindacati).
Ad altri ancora, ai cittadini-meno abbienti, si è trasmessa la paura per la perdita dei servizi di assistenza, senza ricordare loro che tali servizi rientrano nei cosiddetti servizi essenziali che sarebbero obbligatoriamente e regolarmente prestati, comunque, dal comune nell’ambito dell’ordinaria amministrazione, senza soluzione di continuità, come per tutti gli altri servizi essenziali.
E per gli altri cittadini anonimi, quelli terrorizzati ad libidum, quelli che credono “a prescindere” cosa cambia di fatto? : Nulla. Se vogliamo parlare del livello di tassazione locale, tutti ormai sanno che pagano silenziosamente, già da oltre un decennio, al massimo delle specifiche tariffe. L’enorme evasione non è solo ”propensione”!
Corre anche l’obbligo non trascurare le partecipate con il Comune “socio unico” (Trasporti, Gas, Acqua, etc.) e le altre partecipazioni .
E’ parere dello scrivente che le partecipazioni possedute rientrino nel patrimonio disponibile e come tale acquisibili alla procedura ove, ad opera dell’O.S.L., in presenza delle maggioranze previste, le relative società partecipate potrebbero essere messe in liquidazione. Il comune potrebbe, nel frattempo, creare delle Newco, anche in ipotesi consortili con i comuni della città metropolitana, per garantire i servizi essenziali, attraverso le quali riacquistare i beni delle badcompanies, fruendo del passaggio diretto del relativo personale. In sede di liquidazione soggetta al diritto comune, in mano ai commissari, che nel frattempo avranno compensato ogni reciproca ragione di credito e debito, le partecipate sarebbero, così, ripulite, ristrutturate e rientrerebbero nella proprietà di fatto e di diritto dell’Ente Comune, possibilmente a costo zero o mediante finanziamento dei valori netti appostati, finanziabili sia in capo al Comune in ordinaria amministrazione, sia in capo alle Newco. Si potrebbero tarare i valori in maniera che il finanziamento per l’acquisto dei beni rientri, nella misura occorrente, in capo all’OSL per il pagamento di altri debiti del comune in dissesto.
Così, grazie al dissesto avremmo trovato altre fonti da far confluire nell’attivo della massa, salvando, nel contempo tutte le partecipate che, a loro volta, partirebbero ripulite e da zero.
In estrema sintesi, i mezzi finanziari disponibili all’attivo della procedura con cui far fronte all’intero debito consisterebbero nelle seguenti fonti:
– CONTRIBUTO STATALE COMMISURATO AL NUMERO DEGLI ABITANTI;
– CONTRIBUTO (eventuale) REGIONE SICILIANA;
– CONTRIBUTO (eventuale) MINISTERO DELL’INTERNO PARI AL COSTO DI MOBILITA’
(uguale somma viene elargita all’ente ospitante la mobilità);
– QUOTE DI MUTUO NON UTILIZZATE ALLA DATA DI DICHIARAZIONE DISSESTO;
– RISCOSSIONE RESIDUI ATTIVI;
– AVANZI DI AMMINISTRAZIONE NEI 5ANNI POST BILANCIO STABILMENTE RIEQUILIBRATO;
– MUTUI STIPULABILI (eventuale) DAL COMUNE PRO DISSESTO;
– ALIENAZIONE PATRIMONIO DISPONIBILE (terreni, fabbricati, automezzi e attrezzature, mobili e arredi, antiquariato, opere d’arte e dell’ingegno, collezioni, partecipazioni, partecipate, etc.).
Ad ogni buon conto, il dibattito tende ormai ad incentrarsi solo sulla ricerca del colpevole ed occorre subito dire che, fuori dagli ambiti giudiziari, il quesito, è privo di qualsivoglia valenza, se non quella di mero gossip, ed è assai difficile che possa trovare una risposta esaustiva.
Volendo tuttavia esprimere un parere personale sulla questione mi sento di poter azzardare dicotomizzando fra responsabilità e colpa lieve, due fattori che si sono dinamizzati, nella fattispecie, per oltre un decennio.
(….)
Adesso, gli attuali amministratori, con l’ordinaria amministrazione, verranno ridotti al rango di semplici funzionari comunali cui toccherà lavorare di più e a compensi ridotti, inoltre, rischiano di essere coinvolti nella colpa per non aver dichiarato il dissesto appena eletti, essendosi anche prodigati, fino all’inverosimile, per evitarlo.
Qualora non se la sentissero: si dimettano, i catanesi andrebbero a votarne, in massa, degli altri più disposti al sacrificio.
Si tratterà comunque vada, per gli amministratori, di reperire le entrate previste nel bilancio riequilibrato e ripartirle a copertura dei costi per i servizi essenziali e per gli impegni irrinunciabili per legge, senza trascurare, nel contempo, gli investimenti e i mutui utili o necessari allo sviluppo e al decoro della città.
Enea Lenzo, dottore commercialista
già presidente collegio dei revisori del Comune di Catania negli anni 90;
– già presidente Organo Straordinario di Liquidazione di comune della provincia di Catania in
dissesto finanziario.