Finita la campagna delle amministrative occorre abbassare i toni della propaganda e alzare quelli della costruzione di un tessuto civico-politico consapevole.
Ancora una volta la partita è stata decisa al ballottaggio.
Non tra due candidati. Non tra due proposte di governo. Non tra due programmi. Non tra due idee di città. Non tra due vedute sull’impianto della macchina municipale e delle partecipate. Tra due fazioni. La pancia e la testa.
Difficile dire se ha vinto la pancia o se ha vinto la testa.Il problema vero è che è fallace rispondere alla domanda. Quale è, infatti, la pancia, quale la testa? Non è scrutando la distribuzione del voto tra le sezioni che si rinviene la soluzione all’interrogativo. A destra, a sinistra, al centro il deserto è totale.
Partiti ingessati o ingolfati tra beghe, frizioni, tradimenti, veti imbrigliano ogni possibilità di incidere nella società. Vincono sempre l’umore, la rivalsa, l’odio avulsi da un valore di base e da un orizzonte di prospettiva. Si può ricercarne e – persino – comprenderne la ragione ma non ci si può arrendere.
Occorrerà ripartire. Testa bassa nella determinazione. Testa alta nella convinzione che massa, branco, ciurmaglia contraddicono la dimensione della persona e della comunità.
L’intellighentia dissociata dal territorio è aureferenziale. Il territorio abbandonato ai galoppini è opprimente.
Questo il dato da cui ripartire.
La maratona elettorale appena conclusa rafforza il convincimento di una necessaria stagione congressuale.
Il partito di FI a Messina, in città e in provincia, è commissariato.
Il signor Presidente dell’Ars on. Micciche’ sembra – a ragione o a torto, tra calcolo e torpore, tra prudenza e sospetto – restare sordo ad ogni invito.
La deputazione nazionale e regionale è rinchiusa nel fortino di bacini di voti rivelatisi vulnerabili e/o nelle oasi di relazioni incipriate confermatesi evanescenti.
A tacer d’altro l’”egoita’” etica ed estetica a cui si è assistito ha evidenziato confusione (se non pochezza).
Segnalo che il simbolo di Forza Italia solo per l’irrisoria percentuale dello 0,13% ha superato – per le amministrative nel capoluogo – la quota di sbarramento.
Strategia e tattica della campagna per la elezione del Sindaco di Messina hanno dimostrato una avvilente (proporzionale a supponente) improvvisazione con la ulteriore conseguenza di numeri minoritari e deficitari in consiglio comunale.
Vediamo in dettaglio.
L’area Genovese ha fallito parzialmente l’obiettivo. La lista Messina Peloro 2023 è rimasta ben al di sotto delle pre-aspettive. Ogni aspettativa è venuta meno (già) alla lettura di numerosi candidati intuitivamente riempilista. Può, tuttavia, oggi contare su sei consiglieri salvo altri occorrendi e accorrendi (scusate se i gerundi contengono “orrendi”).
L’on. Calderone … 1.
L’on. Germana’ … 0.
L’on. Grasso … 0.
Le on.li Siracusano, Papatheu, Giammanco … assenti giustificate da cursus honorum.
Peraltro, desidero comprendere se dinnanzi alle copiose esternazioni e proposizioni del primo cittadino si intende assistere passivamente, procedere con esami di coscienza individuali e logiche “tête-à-tête”, intervenire (criticamente, costruttivamente) con corale puntualità, coerenza, sapienza (!?).
Se si sfoglia la cronaca di queste settimane “siamo non pervenuti”.
Non pervenuti siamo anche nella interlocuzione con Palermo e con Roma. Abbiamo – per caso – delegato sia gestione che visione?
Eppure – tra proclami sensazionalistici e atteggiamenti che si inscrivono nella figura giurisprudenziale del “bossing” – materia ve ne è già parecchia per rinviare pigramente alle sollecitazioni di brezze autunnali. A urne chiuse non propendo mai per precostituita opposizione. Neanche per indolente assuefazione.
La presente riveste carattere di messa in mora.
Così (senza sedi di discussione e decisione partecipata) non si può continuare. Non vi è motivo di neppure larvata adesione.
Faccio appello alle esperienze, alle sensibilità, alle competenze.
Dirigenti (pseudo-dirigenti), aderenti (pseudo-aderenti), simpatizzanti (pseudo-simpatizzanti) … “mummuriari fora da potta o a finestra” non serve.
Serve sede, segreteria, assemblea. Servono investimenti e consensi sulla “P”olitica.
In mancanza, l’esodo è obbligato.
Emilio Fragale