Era la primavera del 2013 quando l’Assemblea Regionale Siciliana approvava la legge con cui si abolivano le Province Regionali segnando l’iter che avrebbe portato all’istituzione dei Liberi Consorzi Comunali e delle tre città Metropolitane.
A distanza ormai di quasi cinque anni, da quella che fu anche definita la riforma “Giletti” perché annunciata da Crocetta proprio dal salotto domenicale di RAI 1, ancora oggi si contano e si raccolgono i cocci rimasti.
Al netto di tutte le controriforme, le impugnative ed i ricorsi, di fatto, le uniche cose ad essere cancellate sono state la democrazia e la rappresentanza dei territori, mentre gli unici risparmi conseguiti sono stati quelli dei costi della democrazia.
Nient’altro.
Sono stati consegnati gli Enti in mano a dei Commissari che, con tutto il rispetto per le loro qualità umane ed il loro profilo professionale, non rappresentano i cittadini, semplicemente perché nessuno li ha eletti alla rappresentanza e guida di un ente che la legge e le regole democratiche avevano stabilito che fosse guidato da rappresentati democraticamente eletti.
Per effetto ancor più tragico della riforma, nell’errato presupposto della cancellazione degli enti e dello stesso trasferimento del personale ormai in esubero, sono stati operati numerosi anche per legge tagli dei trasferimenti. Tagli orizzontali, che hanno messo in seria difficoltà gli enti, che hanno fatto rischiare il dissesto ed hanno fortemente compresso la possibilità di assicurare la prestazione dei servizi istituzionali che le Province garantivano per i territori.
Da ex assessore provinciale, ricordo a me stesso che le Province, sia pure private nel tempo di rilevanti compiti, coservano tuttora importanti competenze in materia di edilizia scolastica, di strade, in materia di ambiente ed infrastrutture sovracomunali, parchi e riserve, tutela delle acque e dell’aria, politiche sociali e controllo della gestione dei rifiuti.
Negare il ruolo importante e sotto alcuni aspetti decisivo che le Province hanno svolto nel tempo in alcuni settori e soprattutto riguardo alcune materie, è solo una tendenza che asseconda frettolose mode populiste, frutto di superficialità e pressapochismo.
Oggi, si prospetta una nuova opportunità, il Presidente Musumeci che come è noto si è ottimamente cimentato nel governo dell’Ente intermedio Provincia, ne conosce bene i difetti, ma altrettanto bene le virtù, ha manifestato chiaramente la sua volontà di mettere mano alla legge di riforma impugnata per l’ennesima volta dal governo nazionale davanti alla Consulta, ma per riportare le Province al ruolo che avevano e svolgere le importanti funzioni intermedie e sovra comunali, se non addirittura assegnargli nuove competenze come quelle dell’edilizia residenziale pubblica, come annunciato ieri proprio da Musumeci.
Una nuova vita alle Province o se vogliamo ai Liberi Consorzi Comunali ed alle Città Metropolitane come lo Statuto Siciliano ci consente, potrebbe segnare anche il momento in cui tanti carrozzoni e sovrastrutture che altro non sono che dei centri di costo potrebbero essere cancellati. Il pensiero va all’esperienza infausta degli ATO Rifiuti, degli ATO Acque od oggi alle SRR ed ATO Idrico.
Esperienze fallimentari che si sono lasciate alle spalle centinaia di milioni di euro di debiti che i Comuni stanno ancora pagando e pagheranno ancora chissà per quanti anni, gravissime inefficienze amministrative e sperperi.
In una regione come la Sicilia poi, con la nostra conformazione del territorio, la carenza di infrastrutture trasportistiche adeguate, con territori magari come quello della nostra provincia con oltre 100 comuni e distanze importanti tra le varie aree territoriale, la presenza di un ente intermedio sovra comunale non può che far bene. La struttura regionale, non è in grado di affrontare le problematiche di area vasta, la pianificazione degli investimenti per la realizzazione di infrastrutture che vadano oltre i comuni, non ha strumenti strategici che riguardano il territorio dell’isola nelle sue varie aree geografiche che lo compongono.
Ed allora, ben vengano le Province, faccia presto il Governo ad indicare all’ARS la propria idea per i nuovi enti di area vasta siciliani. Venga restituito ai siciliani il diritto di governare gli enti intermedi con le regole democratiche, di eleggere il Sindaco Metropolitano, piuttosto che il Presidente del Libero Consorzio ed i relativi consiglieri in rappresentanza dei territori.
I risparmi ?
Si individuino gli strumenti affinché gli sperperi e gli abusi vengano eliminati, si faccia in modo che i cittadini possano sempre vigilare sull’espletamento del mandato popolare, ma per favore non consideriamo la democrazia un costo sociale non necessario.
Giuseppe Laface