Romano Tassone: “Se il sistema ateneo naufraga, non ci saranno salvati ma sommersi”

Scrive alla comunità accademica il professore Antonio Romano Tassone, docente di diritto amministrativo e candidato alla guida dell’Ateneo peloritano, annunciando la volontà di dar vita, già nei prossimi giorni, ad una serie “doverosa ed articolata” di colloqui con gli esponenti della comunità docente, tecnico-amministrativa e studentesca dell’ateneo. Un momento difficile e senza precedenti quello che l'Università sta attraversando, momento delicato che ha spinto l’aspirante rettore a prendere posizione e ad esporre nero su bianco alcune personali considerazioni intorno a tematiche “utili a mio avviso ad impostare correttamente e rendere più produttivo il colloquio”. Un confronto, che per Romano, non dovrà concentrarsi unicamente su “posti e risorse, pur dando atto che sono questi i temi sui quali abitualmente si svolge in ambito accademico il dibattito elettorale, quasi sempre sostenuto da motivi elevati e non di pura bottega”. Ragioni che l’amministrativista spiega così: “Chiunque domani reggerà le sorti dell’Ateneo dovrà impegnarsi in tutti i modi per soddisfare le legittime aspettative di chi vi opera, sia per quanto attiene lo sviluppo di carriera sia per l'incremento del trattamento economico sia per l’ adeguata dotazione delle strutture. Perché se in qualche modo l'insistenza su questi temi dovesse dare all'esterno l'idea che, nel ridistribuire posti e risorse – prosegue Romano – l'Ateneo potrebbe operare secondo logiche protezionistiche interne a scapito della qualità del servizio e dell'interesse degli utenti o peggio ancora che chi lo governa possa seguire la vetusta ed inaccettabile formula amico-nemico. L'Università invece – apostrofa – presto non avrà né posti né risorse non solo per i nemici, ma anche per gli amici”. Posti e risorse che per l’aspirante rettore possono essere gestiti in un solo modo: “Contemperando le giuste aspirazioni di chi opera proficuamente nell'Università con le esigenze di buon funzionamento del servizio e privilegiando il merito. È assolutamente necessario – prosegue il docente di diritto amministrativo – che questo limpido indirizzo gestionale traspaia nitidamente all'esterno e venga colto da una comunità locale e nazionale che guarda con malcelata sfiducia e sospetto alle istituzioni accademiche. Si tratta di premesse fondamentali che debbono costituire indiscusso patrimonio per chiunque si candidi al governo dell'Ateneo – spiega Romano – non possono dunque essere questi, proprio perché ovvi e comuni, i temi principali del dibattito elettorale. È invece essenziale che il dibattito parta dalla consapevolezza che oggi non è più possibile preoccuparsi soltanto di posti e risorse o dello sviluppo e delle fortune della propria disciplina, settore o dipartimento, perché è il sistema ateneo nel suo complesso a formare oggetto dell'attenzione dell'opinione pubblica e della valutazione di chi distribuisce provviste finanziarie”. Il candidato alla poltrona di piazza Pugliatti poi ammonisce: “Se il sistema ateneo dovesse naufragare non ci saranno "salvati", ma soltanto "sommersi". “Pertanto ritengo vitale che il dibattito elettorale privilegi, in questo momento di crisi dell'istituzione universitaria, i temi fondativi o ri-fondativi del sistema ateneo. Si tratta di correggere l'impostazione fin troppo tecnocratica della Riforma – aggiunge Romano – costruendo una rete collaterale di relazioni e buone pratiche amministrative che offrano sfogo ad esigenze e valori che la Gelmini trascura o sacrifica”. Reimpostare il modello della governance, per dare spazio ad istanze partecipative che non vanno guardate come fattori di ritardo ma di crescita e di efficienza; definire l'assetto di fondo dei dipartimenti, sui quali rischiano di scaricarsi con effetti paralizzanti le tensioni divergenti che si collegano alla ricerca ed alla didattica: questi per Romano i passaggi fondamentali. “Occorre definire un rapporto corretto con un territorio difficile ed impoverito, ma che costituisce il naturale bacino d'utenza dell'Ateneo ed alle cui aspettative bisogna che l'Università fornisca adeguate risposte in termini di opportunità di sviluppo. Su questi temi – invita Romano – è necessario svolgere una riflessione comune in uno sforzo costituente, nel quale il dibattito elettorale può contribuire in misura decisiva, concentrando l'attenzione di tutta la comunità accademica . Un dibattito inconsueto che esige maturazione e consapevolezza e possa svolgersi in tempi adeguati, senza improvvide accelerazioni ed ingiustificate strozzature che – conclude il giurista – nuocerebbero agli interessi dell'Ateneo”. Emma De Maria