Il Teatro Pinelli ha ripreso il proprio cammino. E’ un buon auspicio per il 2015. A breve arriveranno, di certo, le proteste per l’atto illegale. Si dirà che è giusto denunciare il non-uso dei beni, ma che è sbagliato farlo fuori dai confini della norma. Sarebbe facile obiettare che il teatro in Fiera è ancora murato, idem per la Casa del Portuale e per tutti i luoghi segnalati dalle Zone Temporaneamente Liberate dagli autogestionari.
Il comunicato del Teatro Pinelli, infatti, risponde preventivamente a queste obiezioni, interviene in premessa sulla legittimità del gesto. Il punto è proprio questo. Cosa vuole dire, infatti, che anche l’amministrazione che più di ogni altra ha costruito la propria narrazione sulla categoria del Bene Comune non ha restituito (a mia memoria) alla città un solo bene, se si esclude “Casa di Vincenzo”? Cosa vuole dire che anche l’amministrazione che più di ogni altra ha costruito la propria narrazione sul sostegno agli ultimi ha consegnato, dall’inizio del proprio mandato, solo una decina di case popolari? Vuole dire, al di là del fatto che la Giunta Accorinti non brilla certo per forza d’animo (come segnala anche il documento del Pinelli), che sono i dispositivi economici e normativi oggi in vigore che non sono utilizzabili per dare risposte ai bisogni sociali e all’emergere delle pratiche basate sull’uso in comune dei beni. E allora, se come dicono gli occupanti di case, “non si abita una graduatoria”, si può dire che non si restituiscono gli spazi alla città, non si difendono i beni comuni, in un discorso.
E’ senz’altro encomiabile lo sforzo del Laboratorio dei Beni Comuni di costruire le proposte normative che consentano all’amministratore di agire uso in comune e partecipazione, è lodevole il tentativo dell’assessore Perna di promuovere la moneta comune locale, è a volte addirittura commovente il tentativo dell’assessore Ialacqua di spostare i muri con le mani per praticare la politica dei rifiuti zero, ma tutto questo non ha futuro se non diventa davvero il cuore di un’azione politico-amministrativa e se non si lega ai movimenti della società, alla vita concreta degli abitanti della città.
Lungi da me l’idea che nulla si possa fare sul terreno dell’azione amministrativa e dei confini delle norme esistenti. Mi sono candidato alle elezioni e sono andato in consiglio comunale proprio per contribuire a produrre i nessi amministrativi all’altezza di una società dei beni comuni e della partecipazione. E’ evidente, però, che, come è sempre accaduto nella storia, la società è più avanti delle proprie istituzioni e ci vuole chi spinga in avanti l’ordine del discorso. Quindi, buon 2015 a tutti. Il nuovo Teatro Pinelli Occupato ci servirà.
Gino Sturniolo