“A seguito del terremoto distruttivo che ha colpito l’isola di Ischia, assistiamo a un interessante, ma surreale dibattito tecnico relativo al valore della magnitudo e all’eventuale opportunità di sostituirla con la ben più significativa accelerazione di picco al suolo. Dibattito specialistico, certamente utile per comprendere meglio l’incongruenza tra la severità dei danni strutturali registrati a fronte di un evento di medio – bassa intensità e di durata limitata quale è stato quello del 21 agosto, ma che certamente non assolve i governi nazionali e locali dalle responsabilità per l’assoluta insufficienza delle iniziative assunte in questi anni nelle politiche di prevenzione dal rischio sismico cui è esposto il nostro territorio. Ed è soprattutto il governo locale ad avere un ruolo centrale nella prevenzione, attraverso opere ed interventi mirati a mitigare il rischio sismico”.
Inizia così il documento stilato da CapitaleMessina a firma dei geologi Privitera e Randazzo a seguito del terremoto che ha colpito Ischia e che diventa occasione di riflessione sull’importanza di un piano di adeguamento sismico per la città di Messina. Per CapitaleMessina il primo passo da attuare subito è l’avvio di approfonditi studi di microzonazione sismica, che sono ormai universalmente riconosciuti come il presupposto imprescindibile per qualunque strumento di pianificazione territoriale, al fine di valutare il rischio di danneggiamento degli edifici in caso di eventi sismici.
E tali studi sono ancora più importanti quando si amministra un’area ad alto rischio sismico quale è quella della città di Messina. Ed invece, continuiamo ad assistere a sterili polemiche, ad escamotage ed alchimie giuridiche, da parte dell’Amministrazione comunale, per evitare lo svolgimento di questi ed altri fondamentali studi di base, per l’adozione della famosa “variante di salvaguardia”. E’ ormai chiaro, e l’evento di Ischia ne è la conferma, che eventi sismici anche di “modesta” intensità in particolari condizioni locali, possono causare vittime e distruzioni. Comprendere queste “condizioni locali” è precisa responsabilità di chi preposto al governo del territorio cittadino deve avviare, inoltre, le verifiche di vulnerabilità sismica del patrimonio pubblico e delle strutture strategiche e rilevanti, in primis le “scuole”.
Da questi studi e valutazioni possono derivare una serie di indicazioni ad interventi operativi: adeguamento sismico delle vecchie costruzioni, consolidamento di aree caratterizzate dalla presenza di terreni sfavorevoli, adozione di azioni sismiche di progetto (per le nuove costruzioni) eventualmente più gravose di quelle previste dalla normativa, messa in opera di particolari tipologie funzionali, prescrizione mediante piano regolatore di diverse densità abitative (ed eventuali divieti di edificazione) in zone con diverso comportamento sismico, arrivando anche alla completa ristrutturazione urbanistica (o rilocalizzazione) di certi insediamenti.
Dal poco che si è detto traspaiono due implicazioni importanti: la microzonazione sismica è un compito squisitamente interdisciplinare che richiede, dal lato delle indagini e dell’elaborazione dei criteri di intervento, notevoli apporti sia di ingegneria che di geologia e geofisica, mentre la loro attuazione pratica, in uno specifico insediamento abitativo, dovrebbe evidentemente valersi di adeguate competenze urbanistiche. Professionalità e competenze di cui la città è dotata sia nel corpus delle diverse figure professionali tecniche, sia nei settori della ricerca scientifica ed universitaria, ma dei quali una miope visione di governo locale non intende ne avvalersi, ne favorirne la crescita, restando ancorata a logiche superate e favorendo modelli di pianificazione del tutto inadeguati.