Si rivolge per la prima volta alla comunità accademica la professoressa Adriana Ferlazzo, unica donna candidata alla guida dell’ateneo peloritano.
La condanna di primo grado, emessa nei giorni scorsi dalla prima Sezione penale del Tribunale di Messina nei confronti di Francesco Tomasello, spinge la docente di Fisiologia Veterinaria ad una profonda analisi del travagliato momento attraversato dall’istituzione universitaria.
“Dopo il trauma subìto dalla comunità accademica, nonostante l’attuale veste di aspirante candidata potrebbe generare il sospetto di un qualche personale interesse – scrive la Ferlazzo – ritengo sia necessario, alla luce della posizione assunta dal Rettore e delle reazioni registrate anche da parte della squadra di governo, esprimere il mio pensiero”.
Nonostante non si possa negare il diritto di esprimere decisioni ed opinioni personali, sebbene non condivise – spiega la candidata rettore – sono convinta che “a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto”; pertanto ritengo che le responsabilità intrinseche ad un ruolo istituzionale così prestigioso ed impegnativo, come quello di Rettore della nostra università, imponga che le proprie azioni siano uniformate al rispetto delle funzioni di rappresentanza e garanzia della qualità dell’attività universitaria.
Rappresentanza che, in questo particolare e difficile momento – prosegue la Ferlazzo – reca grave torto alla moltitudine di ricercatori, studenti e funzionari tecnico-amministrativi che, con la loro attività, rendono onore al Paese ed all’Università di Messina”.
E sulla sentenza di condanna a tre anni e sei mesi di reclusione la docente di Fisiologia Veterinaria aggiunge: “Il particolare momento nel quale la condanna di Tomasello si colloca non gioverà certo a migliorare la percezione esterna dell’insostituibile ruolo sociale della nostra Università, anzi questo rischia di determinare più gravi ed ulteriori conseguenze in termini di immagine ed efficienza. L’ormai prossima scadenza elettorale, per il rinnovo del mandato rettorale, impone quindi un’assunzione di responsabilità dinanzi a fatti così gravi – sottolinea la Ferlazzo – sia da parte del Rettore sia della stessa Comunità accademica”.
Inadeguata e riduttiva è invece, per la candidata alla guida dell’ateneo, la risposta fornita a caldo dal Rettore: “Senza attendere interventi esterni e nel rispetto di quanto previsto dallo Statuto – scrive la Ferlazzo – esiste la possibilità da parte degli organi collegiali e della comunità accademica di mettere in discussione la fiducia al Rettore. Il quale poi, con un apprezzabile atto di sensibilità istituzionale, potrebbe ancora adesso dimostrare capacità e volontà di saper interpretare l’alto ruolo di garanzia e di rappresentanza richiesto, definendo sin d’ora una stringente road map delle minime incombenze istituzionali e dichiarando, subito e senza riserve, la disponibilità a distinguere la propria vicenda personale dai destini dell’Istituzione passando il testimone non appena la prossima competizione elettorale sarà conclusa. Un atto di riguardo – spiega – che consentirebbe alla Comunità accademica di riprendere al più presto un percorso virtuoso, testimoniato dall’impegno della stragrande maggioranza degli operatori universitari che hanno diritto di identificarsi nella propria Istituzione ed hanno dimostrato di saper raggiungere risultati di alta qualità. L’Ateneo deve poter recuperare il prestigio delle proprie tradizioni – conclude la Ferlazzo – per tornare ad essere punto di riferimento per il sistema accademico nazionale, internazionale, politico e socio-economico”.
Emma De Maria