Siamo tutti sotto lo stesso cielo siciliano, ma non siamo tutti uguali. E mafiosi.

Domenica scorsa, per via del silenzio elettorale, nella mia rubrica settimanale non mi son occupata delle Regionali e son rimasta sul tavolo della cucina con Belen a parlare di ricette. A urne chiuse ci sono due elementi che mi lasciano perplessa: il non voto della mafia e alcune dichiarazioni di Cuffaro. Andiamo per ordine, con il 52% d’astensionismo gli analisti si son chiesti per chi abbia votato la mafia e dopo una rapida riflessione ne hanno dedotto che la mafia non ha votato. L’Espresso ha pubblicato un’inchiesta. Ovviamente non hanno interpellato i mafiosi a piede libero, ma hanno verificato quanti carcerati per reati di mafia hanno votato. Solitamente infatti i detenuti fanno quel che viene indicato “da fuori”. Dai dati su 7.050 detenuti hanno votato solo in 46, e questi 46 sono in cella per reati non di mafia. Al Pagliarelli di Palermo su 1.300 mafiosi solo 1 ha votato,ne deduciamo che o è sordo, o un bastian contrario o non è in carcere per mafia. In passato è andata in modo opposto, la mafia ha appoggiato il cavallo vincente, che non è un singolo partito, ma quello più conveniente (e compiacente) in quel momento. Secondo il settimanale nel 1991, alle regionali la mafia controllava non meno di 500 mila voti. Mezzo milione di voti pilotati dai boss sono una cifra che può determinare carriere fortunate o sfortunate, Poi, nel maggio di quest’anno, alle amministrative di Palermo, i detenuti del Pagliarelli e dell’ Ucciardone non hanno votato. Il 28 ottobre c’è stato il bis alla Regione. Il messaggio è: stare alla finestra e non votare questa politica. E’ chiaro che nessuno possa ritenere che l’intero 52% degli astenuti sia mafioso, ma che si siano confusi nell’oceano dei disgustati. Lo “stare alla finestra” della mafia è però di gran lunga diverso da quello dei disgustati della politica. E qui arriviamo all’ intervista rilasciata in carcere da Totò Cuffaro a La7. L’ex Presidente della Regione ha dichiarato che alcuni suoi amici erano in lista con Crocetta ed anche con il M5S. Sia Crocetta che Cancelleri hanno smentito. Cuffaro, detto Totò vasa-vasa per l’abitudine di baciare chiunque incontrasse nel suo cammino ha aggiunto che adesso è tutto facile per i grillini , ma nella nostra terra è impossibile non finire con il baciare o stringere una mano che non è quella giusta e che pertanto aspetta al varco il M5S tra qualche anno, quando avranno sulle spalle diversi mesi di “contatto con il contesto siciliano”. Insomma secondo Cuffaro chi fa politica in Sicilia non ha scampo. Sia la tesi della mafia che non ha votato che le dichiarazioni di Cuffaro partono da un unico presupposto: la Sicilia non ha speranza di cambiare. Sono due messaggi negativi che dipingono un popolo incapace di cambiare e di fare scelte rivoluzionarie. Queste tesi vanno a braccetto anche con quanti, a urne chiuse e vincitori e vinti declamati, sostengono che si debba tornare alle urne tra poco perchè: 1) Crocetta è stato eletto da una percentuale minima (tra non molto si dirà che in un condominio ci sono amministratori più votati) 2) l’astensionismo così elevato di fatto rende nulle e “illegittime” idealmente le elezioni.

Il fatto che chi non è andato a votare l’abbia fatto per libera scelta e non sotto tortura e che pertanto è un problema suo e non di chi ha votato quello di essere governati da chi ha vinto, non sfiora nessuno di quanti declamano questa tesi. Se siete andati al mare e noi a votare vuol dire che non ve ne frega niente di chi vi governa. A me si, eccome, per questo ho votato. Anche per avere il diritto di lamentarmi se le cose non vanno. Come ha detto Grillo “attenti, se vi disinteressate della politica, la politica s’interesserà di voi”. Noi ci siamo sobbarcati la responsabilità di andare a votare anche per chi non l’ha fatto, siamo quel 47 % e circa che ancora spera nel cambiamento, che ha fiducia nel genere umano e, persino,in quella categoria a sé che sono i politici. Loro son rimasti a guardare, la mafia pronta a decidere se tornare in gioco e gli sfiduciati pronti a dire “te l’avevo detto che erano tutti uguali”. E ora vogliono dettare le regole?

Da queste urne è uscito un dato che dimostra che davvero la Sicilia, quel 47 e “coccia” vuol cambiare. Il primo partito non è la Dc nelle sue evoluzioni storiche, non è il Pdl (,che è uscito dimezzato) non è il Pd ( sceso da 20 deputati a 14). E’ il M5S che nel 2008 aveva 0 deputati e ora ne ha più di tutti, 15. Per la prima volta in 60 anni ci sono 15 donne all’Ars. Altro dato storico: su 90 deputati 60 sono nuovi e su 27 uscenti indagati, inquisiti, condannati, ricandidati son stati rieletti in 7. Che poi il neo Presidente Crocetta sia una persona che l’antimafia l’ha fatta non a parole ma sulla sua pelle non è un elemento secondario. Dichiarare il de profundis di una novità prima ancora di farla decollare è l’ennesimo tentativo di relegarci nella Terra dei Gattopardi quando invece i germi del cambiamento ci sono tutti. Non volerli vedere e puntare solo su quei semi marci che potrebbero rovinare l’intero cesto è strumentale. Io non la penso come Cuffaro, e non voglio che mio figlio cresca in una Terra dove si pensa che prima o poi il virus contagia tutti e che anche Cancelleri e i suoi prima o poi baceranno qualcuno e stringeranno mani sbagliate. Un terra dove, se la mafia non va a votare allora le elezioni sono zoppe, il presidente non è pienamente legittimato e si deve tornare alle urne. Chissà, magari tra un paio di mesi la mafia avrà deciso chi votare sciogliendo l’arcano. Non basta il fatto che siamo tutti sotto lo stesso cielo siciliano per farci dire che siamo tutti uguali e mafiosi. Non so quanti di quel 52% di astenuti siano mafiosi, ma spero che chi è stato eletto riesca con i fatti a convincere gli sfiduciati e i disgustati a tornare alle urne,a credere che non siamo tutti uguali solo perché respiriamo la stessa aria, ma siamo diversi e si può tornare ad aver fiducia. O almeno provarci.

Rosaria Brancato