MESSINA – Trovare un equilibrio tra la cura da parte dei medici e la tutela dei diritti del paziente non è semplice. La pandemia ha riavvicinato i cittadini ai camici bianchi ma la rinnovata fiducia non si è tradotta in un crollo delle denunce per colpa medica, che troppo spesso si rivelano infondate. Proprio l’esperienza della covid 19 può quindi rappresentare un esempio di come rifondare il rapporto medico paziente.
E’ quanto emerso dal convegno organizzato dall’Irccs Neurolesi Bonino Pulejo e tenutosi all’ospedale Piemonte nel Giorno della Trasparenza, legalità e prevenzione della corruzione per l’anno 2021.
A relazionare davanti ai partecipanti divisi in due gruppi, on line ed in presenza, dopo i saluti del Direttore Generale dott. Vincenzo Barone e del Direttore Sanitario dott. Giuseppe Rao, sono intervenuti: la dott.ssa Maria Teresa Arena, consigliere della Corte d’Appello di Messina; la dott.ssa avv. Maria Felicita Crupi, Direttore Amministrativo dell’IRCCS-Piemonte; il dott. Giangaetano D’Aleo, responsabile Prevenzione Corruzione e Trasparenza dell’IRCCS.
Proprio la dottoressa Arena, nella sua relazione sul tema “La responsabilità medica ai tempi del Covid-19”, si è soffermata sull’importanza del rapporto di fiducia che deve instaurarsi tra medico e paziente: “Troppo spesso – ha affermato – ci troviamo a fare i conti con denunce nei confronti di medici che si rivelano infondate o, ancor peggio, avviate con fini di lucro. La stragrande maggioranza delle denunce nei confronti dei sanitari, infatti, si concludono con l’archiviazione o con l’assoluzione. In una minoranza di casi si ravvisano colpe imputabili al medico. Quando è scoppiata la pandemia – ha aggiunto -, e tutti ci siamo trovati a fare i conti con la paura per la nostra salute, gli operatori sanitari sono diventati i nostri “eroi”. È stata, però, una breve parentesi. La pandemia potrebbe e dovrebbe, a questo punto, rappresentare l’occasione per una necessaria riforma del settore che possa salvaguardare i diritti dei pazienti, senza però sacrificare l’esercizio dell’arte medica che spesso rischia di essere sostituita dalla cosiddetta medicina difensiva”.
La dottoressa Crupi, nella sua relazione sul tema “Procurement emergenziale e corruzione: a case study”, ha illustrato le stime relative alle somme che presumibilmente vengono sottratte alle cure dei pazienti a causa della corruzione: “Si tratta, in Italia, di circa 6 miliardi di euro annui. Gli episodi di malaffare – ha spiegato – sono collegati alla mancanza di un adeguato controllo e ad un’inappropriatezza gestionale. La legge sull’anticorruzione ha fatto tanto in materia, ma si può ancora migliorare”. La dottoressa Crupi si è inoltre soffermata su quella “semplificazione” consentita dalla legge nell’ambito dell’acquisizione di beni e servizi, entro una determinata soglia e pur sempre con importanti limiti, per far ripartire l’economia del Paese dopo i danni causati dalla pandemia: “La semplificazione della burocrazia – ha spiegato – può aiutare a lavorare più velocemente. Ma necessità ed urgenza non devono mai prescindere dalla trasparenza. Ed è fondamentale la sinergia tra settore medico ed amministrativo”.
Infine il dottor D’Aleo, nella sua relazione sul tema “Pandemia, approccio sistemico, empowerment e PIAO”, ha parlato dell’importanza del coinvolgimento e della responsabilizzazione degli operatori del settore per una buona attuazione del Piano integrato di attività e organizzazione: “Più semplificate ed informatizzate saranno le procedure – ha concluso – minore sarà il rischio di corruzione.”